Il ponte dei sospiri nell’oblio

Il ponte di Cividate Camuno da due anni attende l’opera  di risanamento
Il ponte di Cividate Camuno da due anni attende l’opera di risanamento
Il ponte di Cividate Camuno da due anni attende l’opera  di risanamento
Il ponte di Cividate Camuno da due anni attende l’opera di risanamento

I lavori sul cavalcavia di Cividate Camuno che esce dalla statale 42 e diventa provinciale «delle tre Valli» avrebbero dovuto iniziare nella primavera del 2020. Due anni dopo la situazione è ancora in stallo: i mezzi con carico superiore alle 100 tonnellate non possono passare e le ferite del ponte realizzato negli anni ‘80 sono ancora tutte lì da vedere. L'iter per rinforzarlo - il ponte per i tecnici presenta pesanti criticità, degrado generale e ossidazioni delle armature tra i giunti - è partito nel 2018 con la provincia di Brescia che si era messa al lavoro dopo la segnalazione (nel 2017) dei calcinacci caduti sulla ciclabile comunale che gli passa sotto. «Era emersa una situazione da approfondire –spiega il primo cittadino di Cividate Cirillo Ballardini-, che aveva già portato a una limitazione del peso che per molte realtà produttive è molto penalizzante. La provincia si era messa però celermente al lavoro e aveva sviluppato un progetto di un risanamento urgente, tanto che nel 2019 in Comune a Cividate erano stati invitati tutti gli attori interessati per delineare il cronoprogramma». Da lì il nulla, nonostante ci fossero anche i soldi, circa un milione di euro, messo in campo dal Broletto. Probabile però non c’entri solo la pandemia, nonostante il primo rinvio di apertura del cantiere (che avrebbe limitato solo parzialmente il transito) fosse stato dettato proprio da quella. Ora però è tempo di rimetterci la testa perché è probabile che la situazione sia peggiorata, «c’è un po’ di preoccupazione perché, anche se comprendo le difficoltà della provincia a gestire il patrimonio viabilistico che ha in dote, questo intervento è strategico non solo per Cividate ma per tutta la Valcamonica». Il ponte, strategico soprattutto per tutta la zona industriale, a lavori terminati tornerebbe a garantire il passaggio dei 600 carichi eccezionali che si registrano ogni anno che ad ora sono ancora dirottati lungo la viabilità interna del comune di Piancogno che aveva stretto con la Comunità montana un accordo per sostenere le spese di ripristino della pavimentazione usurata dal transito dei mezzi pesanti, da e per le forge. La richiesta che parte dal territorio dunque è quella di fare presto, «perché non è un problema che può essere messo in secondo piano e l’attenzione degli enti deve restare vile». Il cantiere, una volta avviato, dovrebbe durare circa 14 mesi. Sarebbero di passione per il traffico, un sacrificio necessari per garantire la sicurezza della viabilità.•. C.Ven.

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