Il Seicento torna a splendere e Pescarzo ritrova i suoi tesori

di Luciano Ranzanici
La pala restaurata nella chiesa di Pescarzo di Capodiponte
La pala restaurata nella chiesa di Pescarzo di Capodiponte
La pala restaurata nella chiesa di Pescarzo di Capodiponte
La pala restaurata nella chiesa di Pescarzo di Capodiponte

Durante i suoi intensi 26 anni alla guida della parrocchia di Niardo, e successivamente negli 8 vissuti (finora) in quella di Capo di Ponte e Pescarzo, don Fausto Murachelli ha sempre riservato grande attenzione e molte energie alla protezione e alla valorizzazione delle opere d’arte presenti nelle chiese. Nel paese di Sant’Obizio il sacerdote si è occupato del restauro del «chiesone» di San Maurizio, della chiesetta degli Angeli Custodi e di quella di San Giuseppe a Brendibusio, mentre a Pescarzo ha messo al centro dell’attenzione il seicentesco tempio dedicato ai santi Vito, Crescenzio e Modesto. Sei anni fa, allora come oggi affidando l’intervento a Leonardo Gatti, il parroco aveva commissionato il restauro del Cristo deposto d’epoca settecentesca della bottega del Fantoni che si trova nella nicchia dell’altare di destra della parrocchiale. Stavolta invece lo specialista cittadino ha riconsegnato la bella pala seicentesca presente sull’altare maggiore e la maestosa cornice che circonda il dipinto. Non solo: il tecnico bresciano ha ridato tono e colore alla struttura lignea dell’altare del Rosario, alla statua della Madonna e ai dipinti, sempre del Settecento, che la circondano. Durante la pulitura della pala, Gatti e le sue collaboratrici hanno recuperato un piccolo cartiglio dipinto nella parte bassa del grande quadro e nel quale viene riportata la firma dell’autore dell’opera, Giacomo Bate, meglio conosciuto come Gian Giacomo Bornini, artista nato a Saviore nel 1635 e morto a Edolo nel 1679, ricordato anche per aver realizzato la pala della chiesa edolese di San Sebastiano. «CURANDO» la pala dell’altar maggiore, Gatti ha verificato che purtroppo l’opera era già stata restaurata in modo grossolano nella prima metà del secolo scorso: «Era molto sporca, alterata nei toni da vecchie vernici ossidate e ingiallite e con numerose lacune superficiali». Anche la statua della Madonna sull’altare del Rosario era già stata ridipinta completamente, e non essendo più recuperabile il colore originale, i restauratori sono stati costretti a mantenere lo stato di fatto. Pure i minuscoli dipinti che la circondano sono stati risanati, ma con un intervento eseguito sul posto perché lo smontaggio avrebbe peggiorato il loro stato di conservazione. Leonardo Gatti è ormai molto conosciuto in Valcamonica, dove ha fino a oggi lavorato soprattutto nel restauro dei dipinti di Pietro da Cemmo presenti della chiesa di Santa Maria, una delle più importanti del territorio, avvenuti fra il 1993 e il 1996. •

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