In viaggio tra le pietre Nel «paese delle torri» alla scoperta della storia

di C.VEN.
Una delle torri di Borno ancora ben definite e conservate
Una delle torri di Borno ancora ben definite e conservate
Una delle torri di Borno ancora ben definite e conservate
Una delle torri di Borno ancora ben definite e conservate

C’è una nuova ricerca tutta la leggere che rivede, toglie e aggiunge materiale a quella che era già stata portata a termine tempo fa sulle antiche torri di Borno. Delle sette che già erano state censite, due sono state scartate e altre sette aggiunte all’elenco, mentre ce n’è una che ancora manca all’appello, probabilmente spazzata via dalle due ristrutturazioni a cui è stato sottoposto il palazzo dei Camozzi di via Vittorio Veneto. «Normalmente la pubblicità ci dice che erano sette - ricorda Francesco Inversini che ha curato la ricerca -. In realtà cercando, entrando fisicamente negli edifici di tredici torri abbiamo raggiunto la quasi sicurezza dei numeri. Di una soltanto non rimane niente dal punto di vista della costruzione». Il lavoro di censimento non è nato da una pura curiosità, ma risponde al tentativo di individuare la struttura del borgo antico. Le tracce, tranne quelle relative alla costruzione che ha dato il nome all’antica contrada Toreselo, sono tutte ben visibili, seppur parzialmente perché inserite in edifici successivi. «ATTRAVERSO queste torri noi siamo in grado di individuare quale era la struttura urbanistica di Borno già nel 1200. Una struttura uguale a quella che abbiamo adesso: le torri sono disposte lungo le strade che esistono ancora o addirittura ai crocevia - aggiunge Inversini -, quindi erano punti fondamentali della struttura del paese antico». C’è la torretta di avvistamento di via Gorizia che permetteva di controllare l’unica via di accesso a Borno; c’è quella i cui resti sono inseriti nel muro del sagrato; quella completamente costruita in calcare bianchissimo e quella dei Pagà, che con ogni probabilità era la più alta del paese con i suoi 5 piani di cui due interrati. Tante altre le curiosità che emergono dallo studio: la zona più «presidiata» era quella alta del paese mentre la contrada sotto la piazza quella più sguarnita. «Qualcosa - chiude Inversini - rimane più nascosto, nel senso che una torre è completamente all’interno di una proprietà; delle altre si vede qualcosa, magari solo piccoli resti ma di grande valore storico». L’occasione per scoprirle tutte si presenterà il 20 agosto, durante una visita guidata da Inversini al centro storico.

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