L’eredità della tempesta Vaia è una minaccia per la Val Malga

di Lino Febbrari
Sonico: l’alveo del Remulo invaso dai tronchi d’abete Un altro scorcio del torrente a rischio esondazione
Sonico: l’alveo del Remulo invaso dai tronchi d’abete Un altro scorcio del torrente a rischio esondazione
Sonico: l’alveo del Remulo invaso dai tronchi d’abete Un altro scorcio del torrente a rischio esondazione
Sonico: l’alveo del Remulo invaso dai tronchi d’abete Un altro scorcio del torrente a rischio esondazione

È un lavoro lunghissimo che non potrà neppure essere completato, ma che prosegue in tutte le aree colpite dalla tempesta Vaia della fine dello scorso ottobre: decine di addetti sono all’opera per tagliare e recuperare l’enorme quantità di legname schiantato dalla violenza del vento e dell’acqua, ma nel frattempo molte persone iniziano giustamente a preoccuparsi dei possibili, gravi problemi che i tantissimi tronchi finiti negli alvei dei torrenti e non ancora recuperati potrebbero creare in caso di forti temporali. È facile prevedere che le precipitazioni estive (con l’apporto dello scioglimento del manto nevoso) provocheranno il significativo aumento della portata dei corsi d’acqua, anche dei fiumiciattoli e dei ruscelli in secca per la maggior parte dell’anno. Così come è prevedibile che i numerosi grovigli di alberi e ramaglie presenti un po’ dappertutto potrebbero contribuire, insieme a eventuali piccoli o grandi distacchi di terreno dalle sponde, alla formazione di pericolosi sbarramenti. Pericolose dighe temporanee che cedendo trascinerebbero a valle ondate di detriti e fanghiglia. Una delle situazioni oggettivamente più a rischio in questo momento è sicuramente quella del Remulo: un torrente che prima di sfociare nell’Oglio nella zona di Greano, poco sotto l’abitato di Rino, percorre tutta l’asta della Val Malga di Sonico ed è stato protagonista più volte in passato di episodi disastrosi (nel luglio del 1987 un ponte e alcune abitazioni di Rino furono spazzate via dall’ondata di piena). La fonte dei possibili guai è stata segnalata da alcuni escursionisti che giorni fa procedevano lungo la mulattiera che conduce al rifugio Premassone, per poi proseguire alla diga del Baitone e al rifugio Tonolini. Poco oltre il ponte del Guat, per alcune centinaia di metri e quasi fino al parcheggio privato del Premassone, nel letto del torrente si trovano a decine grossi abeti sradicati dalla furia della tromba d’aria. PER ELIMINARE questo potenziale rischio basterebbe sezionare il legname e spostarlo di pochi metri, trascinandolo magari con un piccolo trattore fin sulla sponda orografica sinistra, visto che l’accesso all’alveo è facilitato da una stradina che per alcune decine di metri corre a fianco del torrente. Finora gli interventi si sono concentrati prioritariamente nella riapertura dei tratti stradali interrotti e, ovviamente, nel recupero del legname più pregiato e più facilmente raggiungibile. Per il resto (vale a dire proprio la pulizia dei corsi d’acqua) è risaputo che anche le azioni più semplici diventano sempre le più difficili quando di mezzo ci sono troppi enti e scartoffie da compilare. •

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