L’orso esce dal
letargo e sbrana
due somarelli

di Lino Febbrari
La carcassa di uno dei due somari predati dall’orsoL’orso M18 immortalato da una fototrappola in cima alle piste di Ponte di Legno nel marzo scorso
La carcassa di uno dei due somari predati dall’orsoL’orso M18 immortalato da una fototrappola in cima alle piste di Ponte di Legno nel marzo scorso
La carcassa di uno dei due somari predati dall’orsoL’orso M18 immortalato da una fototrappola in cima alle piste di Ponte di Legno nel marzo scorso
La carcassa di uno dei due somari predati dall’orsoL’orso M18 immortalato da una fototrappola in cima alle piste di Ponte di Legno nel marzo scorso

Terminato il letargo l’orso è ricomparso sui monti dell’alta Valle Camonica. Ed il suo passaggio inevitabilmente è coinciso con la predazione di animali domestici. Risvegliatosi affamato dopo il lungo digiuno invernale, il plantigrado ha subito messo nel mirino due asini che si trovavano in un recinto vicino a una cascina posta poco sopra l’abitato di Cortenedolo di Edolo: per i due somari ovviamente non c’è stato scampo. DI UNO SONO rimaste la pelle e poche ossa, mentre l’altro è stato solo parzialmente divorato e avrebbe sicuramente fatto la stessa fine del suo simile se il carnivoro non fosse stato disturbato dall’arrivo di alcune persone mentre consumava il lauto pasto. Il giorno di Pasquetta diversi escursionisti approfittando della bella giornata di sole si aggiravano nella zona e hanno notato sulla neve e fotografato numerose impronte dell’orso non lontano da un gruppo di baite nella zona di Bèdole, a un paio di chilometri circa dal luogo in cui aveva teso l’agguato mortale. «ALCUNI AMICI mi avevano segnalato le tracce - racconta Fabio Peloso che col figlio Giulio si stava recando alla cascina di proprietà della famiglia - ho potuto verificare che le orme impresse nella neve appartenevano senza ombra di dubbio a un orso, per di più a un esemplare di grossa taglia. Con mio figlio le ho seguite per un tratto e ho potuto notare che uscendo dal bosco scendevano da un pendio molto ripido, l’animale è finito probabilmente con un tuffo nel torrentello, per poi inerpicarsi sull’altro versante della valletta dirigendosi verso le baite». DALLA SEDE DI BORMIO del parco dello Stelvio confermano la predazione addebitandola a M18, un maschio di sei anni munito di radiocollare, i cui movimenti sull’arco alpino sono seguiti da tempo dagli esperti faunistici, protagonista in passato di altre uccisioni di asini a Pian Gembro sopra Aprica, in Val Grande di Vezza d’Oglio e a Incudine. L’esemplare che ha compiuto la razzia sarebbe lo stesso immortalato il mese scorso da una foto trappola nella zona della Maralzina di Ponte di Legno, a ridosso delle piste di Casola. C’è anche la conferma, sempre da parte del parco, che M 18 ha svernato nel territorio lombardo e che, dopo essersi riempito lo stomaco con la carne delle due prede, ha intrapreso la via del ritorno verso l’area riproduttiva che si trova nella zona del Brenta, nel Trentino occidentale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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