La colazione
dei cervi distrugge
un meleto

di Lino Febbrari
Gianluigi Fontana nel suo meleto saccheggiatoL’effetto della «colazione» dei cervi su un melo della coltivazione
Gianluigi Fontana nel suo meleto saccheggiatoL’effetto della «colazione» dei cervi su un melo della coltivazione
Gianluigi Fontana nel suo meleto saccheggiatoL’effetto della «colazione» dei cervi su un melo della coltivazione
Gianluigi Fontana nel suo meleto saccheggiatoL’effetto della «colazione» dei cervi su un melo della coltivazione

Un campo di patate è stato «arato» dai cinghiali lo scorso anno; poi è toccato a un piccolo appezzamento coltivato a mais. Infine, pochi giorni prima di Ferragosto un meleto di circa 250 piante, recintato con pali e reti metalliche alte due metri, è stato devastato da un branco di cervi. «Oltre alle mele si sono mangiati le gemme apicali che avrebbero fruttificato la prossima stagione», sbotta sconsolato Gianluigi Fontana. Per fortuna altre 250 piante poco distanti sono state risparmiate. Ora il coltivatore medita di mollare tutto. Qualche anno fa era arrivato a Vico (una minuscola frazione di Edolo) e si era messo a coltivare i terreni appartenuti a sua madre. Un ritorno alle origini i cui risultati non hanno ripagato gli sforzi. «STO PENSANDO se non sia il caso di lasciar perdere il mio sogno di fare il contadino e di tornarmene a Lecco - dice scuotendo la testa mentre raccoglie da terra decine di rametti spezzati -. Che vadano a farsi benedire cinghiali, cervi e quanti predicano di restare in montagna. Che poi quando gli chiedi un aiuto per far fronte ai danni fanno finta di non conoscerti». Poi rincara la dose: «Il vero problema non sono le mele e non è neanche la certezza che l’anno prossimo produrrò poco o nulla - prosegue -, ma il fatto che l’agricoltura è trascurata. Quando sono a caccia di voti, tutti i politici hanno in bocca parole di miele per il nostro settore. Ci invitano a resistere e a presidiare le terre alte per evitare lo spopolamento, e ci garantiscono il loro sostegno se verranno eletti. Poi si dimenticano delle promesse». Fontana ha sempre segnalato a chi di dovere le incursioni: «Immancabilmente mi dicono di aspettare il perito - sostiene -. A me non piace lavorare per buttar via i prodotti, devo produrre e vendere. Sono stufo di vedere simili sfracelli». L’unica soluzione secondo l’agricoltore demoralizzato sarebbe quella di ridurre l’elevato numero di animali selvatici nella vasta area tra Edolo e Cortenedolo. «Per quanto sia assurdo, e certo non sarebbe da dire, fino al ferimento di quello sfortunato automobilista (l’11 novembre a Corteno), a tenerli alla larga dai campi ci pensavano i bracconieri. Paradossalmente quell’episodio è stato un bene perché ha fatto cessare quasi del tutto la caccia di frodo, ma ora cervi e cinghiali girano indisturbati». Gli animali sono entrati nel meleto abbattendo un tratto di recinzione: «Sono dei buongustai - la mette sul ridere Fontana -: le mie mele non sono trattate e sentono il profumo. Sono convinto che i nostri boschi popolati di cervi e caprioli richiamino turisti, è l’incuria delle istituzioni per le attività agricole che dobbiamo combattere». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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