La magia di Disney si trasforma in un incubo

Federico Arca è negli Usa da settembre, era impiegato in una struttura ricettiva della DisneyNella stessa situazione di Federico Arca ci sono altri 200 italiani
Federico Arca è negli Usa da settembre, era impiegato in una struttura ricettiva della DisneyNella stessa situazione di Federico Arca ci sono altri 200 italiani
Federico Arca è negli Usa da settembre, era impiegato in una struttura ricettiva della DisneyNella stessa situazione di Federico Arca ci sono altri 200 italiani
Federico Arca è negli Usa da settembre, era impiegato in una struttura ricettiva della DisneyNella stessa situazione di Federico Arca ci sono altri 200 italiani

Alessandro Romele Si trova negli Usa da settembre; ora a causa del coronavirus, non riesce più a tornare nella sua Pisogne, dove vive da 26 anni con la famiglia. Come moltissimi altri ragazzi italiani, Federico Arca, lavorava a Orlando, in Florida, cameriere in una struttura ricettiva della Walt Disney World, nel giro dei più grandi e famosi parchi-divertimento del mondo. Anche gli Usa però sono in piena pandemia: il contratto è stato rescisso, i suoi datori di lavoro, la società Patina Restaurant Group, multinazionale del catering, che si occupa di collocare ragazzi da tutto il mondo alla Walt Disney World lo avevano rassicurato, nei giorni iniziali di quella che sarebbe poi diventata una quarantena senza via di uscita: li, nel suo appartamento americano, sarebbe stato al sicuro, perché in Italia la situazione era nettamente peggiore. Nel frattempo la Farnesina si era attivata per il rientro in Italia: «Due giorni fa invece - ha spiegato Arca - ci è stato detto che il volo diretto per il rientro non ci sarebbe stato: nessuna tratta speciale per Fiumicino. Un volo privato per 200 persone costerebbe circa 400mila dollari e, a quanto abbiamo capito, il costo è troppo alto anche per lo stato italiano. Siamo stati invitati a cominciare a guardare siti e cercare voli in autonomia». Come se non bastasse, Patina - che precedentemente si era detta disposta ad aiutare - ha imposto ai ragazzi di lasciare i propri appartamenti entro il 18 aprile. «Il mio visto scade a dicembre - continua il giovane pisognese - ma entro la metà di maggio ci è stato anche intimato l'espatrio dagli Usa; non riusciamo a capire il perché. Il problema è che i prezzi dei pochissimi biglietti disponibili sono esorbitanti e non ci sono garanzie che l'aereo parta per l'Italia». LA SITUAZIONE è estremamente complicata: da Pisogne si sono attivati in diversi, dall'amministrazione comunale alla parlamentare Marina Berlinghieri, con un filo diretto l'Unità di Crisi della Farnesina, all'ex sindaco Diego Invernici, che cerca una soluzione tra Roma e Bruxelles. «Al momento - spera il giovane Federico Arca - l'unico modo per tornare in Italia è passare da New York, il più grande focolaio del virus negli States. Il rischio è davvero troppo alto. Senza dimenticare che nemmeno la tratta di collegamento da Orlando è garantita fino al 23 aprile. Cerchiamo quindi la possibilità di fare rientro almeno a Roma: per ora la soluzione, qui a Orlando, è quella di rimanere in casa di un amico, che si è detto disponibile. Ma quanto potrà durare? Non ci sono sicurezze sul futuro, sull’evoluzione della pandemia. E nella mia stessa situazione, ci sono altri 200 ragazzi e ragazze». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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