La promessa delle penne nere «Avanti per non dimenticare»

di Luciano Ranzanici
Una veduta d’insieme della piazza Ronchi di Breno durante l’epilogo delle due ricorrenze alpineIl cuore  della cittadina tappezzato di tricolori e animato da centinaia di penne nere
Una veduta d’insieme della piazza Ronchi di Breno durante l’epilogo delle due ricorrenze alpineIl cuore della cittadina tappezzato di tricolori e animato da centinaia di penne nere
Una veduta d’insieme della piazza Ronchi di Breno durante l’epilogo delle due ricorrenze alpineIl cuore  della cittadina tappezzato di tricolori e animato da centinaia di penne nere
Una veduta d’insieme della piazza Ronchi di Breno durante l’epilogo delle due ricorrenze alpineIl cuore della cittadina tappezzato di tricolori e animato da centinaia di penne nere

Tra le 9 e il mezzogiorno di ieri Breno si è trasformato in una sorta di tempio del ricordo e delle promesse, offrendo una casa accogliente agli alpini nell’epilogo delle iniziative previste dal 57esimo Pellegrinaggio in Adamello e dal ricordo di un illustre concittadino, quel generale di corpo d’armata Pietro Ronchi che 100 anni fa fu fra i fondatori della sezione Ana di Valcamonica. In prima linea nel sostenere lo sforzo organizzativo dell’associazione presieduta da Mario Sala il Comune, con il sindaco Alessandro Panteghini e con la sua collega di Saviore Serena Morgani. Il giorno precedente era stata proprio la sindaca saviorese a garantire il necessario supporto all’Ana camuna per la cerimonia in Val Adamè; anche con un intervento toccante che ha fatto breccia nel cuore dei pellegrini. Ieri, nella piazza dedicata al generale brenese e occupata per intero dalle penne nere e da tanti ospiti (tra gli altri il comandante delle truppe alpine Claudio Berto e il presidente nazionale dell’Ana Stefano Favero) si è celebrata appunto l’ultima parte dello storico raduno ad alta quota nei luoghi della guerra bianca e della commemorazione del primo secolo di vita della sezione. È stato soprattutto il momento dei ringraziamenti, espressi dal palco col cuore in mano dal presidente sezionale Mario Sala. Che ha idealmente abbracciato i due Comunali, i 67 capigruppo e tutti gli alpini che hanno lavorato per questo. «Abbiamo la certezza che dopo l’alleanza con la sezione di Trento siamo riusciti a far diventare la nostra manifestazione fra le più importanti nel suo genere - ha sottolineato Sala -. Ora vogliamo continuare per non dimenticare e per trasmettere i nostri valori ai giovani: sarà questo il nostro impegno dopo il primo centenario di vita, caratterizzato da un sempre maggiore spirito associazionistico, dalla nostra presenza nelle scuole e sempre con gli alpini che continueranno a camminare sui sentieri della Grande guerra». Parlando di «giornate speciali e particolari» sia per la sezione valligiana, sia per l’intera associazione a livello nazionale, il leader nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero, ha voluto far emergere ancora una volta lo spirito alpino affermando che «non basta fare, ma bisogna saper fare mettendoci qualcosa in più, il cuore. Oggi è giorno di memoria, di ricordo; un momento per tramandare. Viviamolo intensamente rendendo ancora una volta onore ai caduti». Un onore anche religioso, attraverso la messa presieduta dal cardinale camuno Gian Battista Re. «Sotto il cappello ci sono antichi valori che la nostra società ha bisogno di conservare e che noi dobbiamo tramandare - ha ricordato Re nella sua omelia -. La solidarietà è la vera caratteristica degli alpini».•.

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