«La Riserva ridisegnata non aiuterà la centrale»

di Lino Febbrari
Corteno  Ciò che resta delle opere di presa della centrale bocciata nelle Valli di Sant’Antonio
Corteno Ciò che resta delle opere di presa della centrale bocciata nelle Valli di Sant’Antonio
Corteno  Ciò che resta delle opere di presa della centrale bocciata nelle Valli di Sant’Antonio
Corteno Ciò che resta delle opere di presa della centrale bocciata nelle Valli di Sant’Antonio

La riperimetrazione della Riserva delle Valli di Sant’Antonio serve per avere meno vincoli, non per dare il via libera alla (ri)costruzione della contestata centralina idroelettrica. Questa, in estrema sintesi, la replica del sindaco di Corteno, Ilario Sabbbadini, accusato da diverse associazioni ambientaliste camune di voler ritagliare la preziosa area protetta, e di aver stretto un patto di non belligeranza con l’imprenditore solo per ridar corpo al progetto che, decollato nel 2012 col sì alla derivazione della Provincia, è ancora fermo (per fortuna) al palo. Nel giugno del 2013, il cantiere fu bloccato da una sentenza del Tribunale superiore delle acque che accolse i ricorsi del Comune, della Comunità montana e di Legambiente. Ma invece di concludersi la vicenda proseguì con nuovi ricorsi e controricorsi, fino alla pronuncia della Corte di Cassazione che, nel dicembre del 2015, ricordava l’esistenza di un vincolo sull’area interessata dal progetto, vigente perché non erano stati approvati nuovi confini della zona di rispetto. Dopo quella sentenza il Comune emise un’ordinanza con la quale intimò all’imprenditore di ripristinare i luoghi interessati dai lavori, compresi i danni all’ecosistema e al torrente a valle dell’intervento. Per resistere all’ingiunzione, il concessionario ha fatto un ricorso bis al Tribunale delle acque. «Un atto pretestuoso e ingiustificato - tuonano le associazioni - vista la sentenza di illegittimità della concessione, e a breve anche su quel ricorso ci dovrebbe essere la terza e definitiva sentenza». Intanto, l’opera di presa e la «scatola» che a Lès (all’ingresso delle Valli) avrebbe dovuto contenere turbine e dinamo, sono ormai ruderi. «Non vogliamo far altro che attuare quanto già previsto trent’anni fa nel piano di gestione della riserva - spiega Sabbadini -, cioè rendere il tratto iniziale, da Lès a Sant’Antonio, zona “A” di rispetto. Ciò permetterebbe di non applicare tutti gli stringenti vincoli in essere. Che, in alcuni casi, sono davvero esagerati; come quello che stabilisce il divieto di accesso ai mezzi motorizzati. Vogloamo snellire le procedure in quella zona che è molto utilizzata, in vista anche di qualche idea progettuale che abbiamo in serbo per rendere più accessibile l’area». L’accordo con l’imprenditore? Sabbadini chiarisce che si tratta di un’intesa sulla base della legge 241 e che «non è assolutamente un patto per la divisione degli utili», come paventato dalle associazioni, «perché oggi nessuno ha più diritto di costruire una centralina. L’articolo 11 di questa legge prevede che, facendo un’azione di riperimetrazione, l’atto va a incidere con un interesse privato che c’è ancora, perché l’opera di presa e la conduttura sono ancora lì. Se un domani, come pare, l’imprenditore rifarà tutto l’iter per costruire l’impianto, grazie all’accordo sottoscritto avremo messo le mani avanti: il Comune verrà eventualmente indennizzato per l’uso dei terreni demaniali e della conduttura, che a quel punto sarebbe nostra, e inoltre, otterremmo un grande parcheggio fuori dalla riserva». Ricordando l’esistenza di un patrimonio naturale unico, e dopo aver attaccato duramente l’amministrazione comunale «per il sorprendente cambio di casacca rispetto alla precedente», gli ambientalisti chiudono spiegando che promuoveranno le iniziative necessarie, legali e istituzionali, per prevenire qualsiasi intervento lesivo dell’integrità della Riserva delle Valli di Sant’Antonio. «Noi faremo la richiesta di “restringere” la riserva, verrà pubblicata sul Burl e tutti coloro che hanno interesse potranno presentare osservazioni - replica il sindaco -; gli ambientalisti si esprimeranno e la Regione deciderà».

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