La Valcamonica dei vini
brinda a due nuovi rossi

di Luciano Ranzanici
Il primo assaggio ufficiale dei nuovi vini della coop Rocche dei VignaliI vigneti della Valle abbarbicati lungo le pendici delle vette che circonda spinate e paesi
Il primo assaggio ufficiale dei nuovi vini della coop Rocche dei VignaliI vigneti della Valle abbarbicati lungo le pendici delle vette che circonda spinate e paesi
Il primo assaggio ufficiale dei nuovi vini della coop Rocche dei VignaliI vigneti della Valle abbarbicati lungo le pendici delle vette che circonda spinate e paesi
Il primo assaggio ufficiale dei nuovi vini della coop Rocche dei VignaliI vigneti della Valle abbarbicati lungo le pendici delle vette che circonda spinate e paesi

È sempre più una realtà del panorama non solo bresciano la viticoltura camuna. Un settore che in questi ultimi anni, al netto degli innegabili margini di miglioramento, si è conquistato un piccolo ma significativo posto al sole. Grazie a una costante crescita qualitativa, in barba ai tanti che ancora, «nemo propheta in patria», non conoscono o poco apprezzano (compresi diversi ristoratori del territorio). Ciononostante su terreni vitati per poco meno di 150 ettari, che si estendono da Berzo Demo a Piancamuno, le etichette della ventina di aziende agricole attive (dieci delle quali aderenti al Consorzio Igt Valle Camonica) sono ormai una cinquantina. E i numeri paiono destinati a crescere ancora.

Ne fanno fede il quarto e il quinto rosso, dopo Baldamì ed Assolo, prodotto dalla cooperativa Rocche dei Vignali di Losine; vini che si affiancano al più celebrato Camunnorum, che è e rimane un pregiato unicum dei 10 ettari coltivati dalla cantina che si trova in località Sant, e ai bianchi Coppelle e Decimo.

A presentarli ufficialmente, nel tardo pomeriggio di venerdì, il presidente Gigi Bontempi con il giovane cantiniere Carlo Pedersoli, laureando in enologia, e alcuni dei 18 soci (erano assenti giustificati l’enologo Massimo Gigola e l’agronomo Sergio Bonomelli). I nomi scelti? Patrius e Impronte, che arricchiscono e nobilitano la flotta dei vini della più datata azienda della Valle Camonica, costituitasi come Apav nel 1999 e attiva dal 2003 con l’attuale denominazione.

LO STESSO Bontempi ha definito «una sfida» il nuovo Igt Valcamonica merlot 100% Patrius, «affrontata da alcuni nostri soci impegnati nella lavorazione in vigneto con sistemi il più possibile rispettosi dell’ambiente, come l’eliminazione dei diserbi chimici e i trattamenti fitosanitari senza l’utilizzo di prodotti di sintesi. Le uve sono state lavorate in cantina usando i lieviti propri del frutto stesso e riducendo notevolmente l’uso di prodotti enologici: il vino ottenuto rispecchia quanto fatto in passato dai nostri antenati». Il presidente si è poi occupato di Impronte, prodotto con uve Rebo. Un vitigno che deriva dall’incrocio tra Merlot e Teroldego selezionato dal professor Rebo Rigotti all’inizio del secolo scorso e oggi coltivato in Trentino, Veneto e in provincia di Brescia. «Questo vino - ha spiegato Bontempi - mantiene le caratteristiche molto particolari del vitigno di partenza, ma contiene in sé l’impronta del territorio camuno che ne amplifica l’eleganza e la freschezza. Impronte al momento non può essere etichettato come Igt Valcamonica perché questa uva non è presente nel nostro disciplinare, ma ne proporremo l’inserimento». E dopo il brindisi di rito, Bontempi guarda avanti: al brut già imbottigliato. Un’altra sfida da vincere.

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