Largo ai dottori della montagna L’Unimont ne sforna altri otto

I neo dottori  che si sono appena laureati all’Unimont di Edolo, polo della facoltà di Agraria dell’università di Milano
I neo dottori che si sono appena laureati all’Unimont di Edolo, polo della facoltà di Agraria dell’università di Milano
I neo dottori  che si sono appena laureati all’Unimont di Edolo, polo della facoltà di Agraria dell’università di Milano
I neo dottori che si sono appena laureati all’Unimont di Edolo, polo della facoltà di Agraria dell’università di Milano

C’erano problemi di grande attualità, dalla sofferenza dei ghiacciai ai suoli forestali che contribuiscono in minima parte a contrastare i cambiamenti climatici, tra quelli affrontati dagli otto neo dottori della montagna che si sono trovati davanti alla commissione presieduta da Anna Giorgi per la sessione autunnale di laurea dell’Unimont di Edolo. Da ormai più di vent’anni, nel polo edolese della facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Milano è attivo il corso triennale di Valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio montano, al quale si è aggiunta la laurea magistrale in lingua inglese. Tornando agli elaborati degli otto studenti, hanno spaziato su diversi temi, quasi tutti in qualche modo legati al disastro provocato negli ultimi decenni dall’umanità. Paolo Baccanelli di Rovetta (Bergamo) ha concluso il suo percorso formativo soffermandosi su respirazione e stabilità dei suoli forestali della Valcamonica. Un tema sviluppato pure da Luca Breno di Paratico, che ha studiato le caratteristiche spettroscopiche di lettiere e suoli forestali. «Le foreste vanno tutelate perché costituiscono il principale serbatoio di accumulo di carbonio - spiega il neo laureato -. Quindi dobbiamo fare in modo che la gestione sia il più sostenibile possibile, per permettere anche alla future generazioni di fruire dei servizi ecosistemici che questi ambienti offrono». «Considerazioni sulle tematiche e i limiti di applicazione del rilievo relascopico (misurazione di masse e incrementi) nei boschi della Vallecamonica» è il titolo stampato sulla tesi di Mattia Bruseghini di Caspoggio (Sondrio). «Ho voluto fare un confronto tra il relascopio e i metodi tradizionali - chiarisce -, che negli ultimi anni risultano assai dispendiosi. Il mio lavoro ha confermato la validità dell’uso del relascopio nei rilievi in campo per gli assestamenti forestali». Il biennese Oscar Ercoli si è dedicato all’analisi e a proporre nuove modalità di gestione dei boschi di casa. Uno studio che probabilmente potrà servire agli amministratori locali. Di possibili interventi migliorativi in ambito forestale ha discusso anche Martina Mauri di Villasanta (Monza Brianza) che ha basato il suo elaborato sulla foresta regionale di Legnoli (Brescia) proponendo obbiettivi di conservazione in un sito Natura 2000. Il livignasco Andrea Nana ha parlato della divulgazione scientifica negli ambienti montani e dei ghiacciai in particolare, ponendo l’accento sulla loro attuale disastrosa situazione, e Chiara Piccinelli di Mazzano ha analizzato la fitochimica del fagiolo Copafam, una varietà pregiata della Valcamonica che «è molto più produttiva nelle aree montane». Infine, Stefano Togni di Montichiari ha chiarito come agiscono i microrganismi per la produzione delle formaggelle a latte crudo. •. L.Febb.

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