Lo scontro infinito Residenti in guerra anche sullo Statuto

È un confronto annoso e a quanto pare destinato a durare nel tempo quello che vede opposti il Consorzio dei residenti e i componenti del Comitato per Montecampione. Da una parte l’associazione che ha gestito per decenni la stazione turistica e che vuole continuare a farlo; dall’altra il gruppo che invece ne vorrebbe lo scioglimento a seguito della presa in carico delle opere di urbanizzazione e dei servizi pubblici da parte dei Comuni di Artogne e Piancamuno. Ognuna delle due parti rimane sulle proprie posizioni e diventa difficile immaginare una soluzione condivisa. Oltre alle cause giudiziarie ancora aperte che vedono Consorzio e Comitato fronteggiarsi, all’orizzonte si prospetta un altro contenzioso, stavolta legato al riconoscimento giuridico dell’associazione privata denominata «Consorzio Montecampione», decretato dalla Regione il 15 marzo scorso. Recentemente palazzo Lombardia ha ricevuto una istanza di autotutela per l’annullamento del decreto 881 del presidente della Regione, quello appunto che riconosce l’iscrizione del Consorzio Montecampione nel registro delle persone giuridiche private. Lo scorso 8 gennaio era stato il presidente del Consorzio a invitare Milano a ritirare l’iniziale «no» al riconoscimento, tanto che poi, a distanza di un paio di mesi è arrivato l’atteso assenso. Ora è un gruppo di residenti del fronte opposto ad agire per chiederne invece l’annullamento. Le contestazioni di questi ultimi sono relative a un passaggio dello Statuto che prevede l’obbligatorietà della partecipazione al Consorzio Montecampione per chiunque possegga un immobile nel villaggio di quota 1.200. L’obbligo, scrive l’avvocato di parte, contrasta con il diritto di associarsi liberamente e di recedere da un’associazione garantito dalle norme del Codice civile; aggiungendo che la libertà di associazione è riconosciuta dalla Costituzione e pure dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo. Nell’opposizione si fa poi presente che nello Statuto sono previste attività che sono di competenza degli enti pubblici e che le ultime modifiche apportate al testo statutario presentato in Regione non sono mai state approvate dall’assemblea straordinaria dei consorziati. Argomenti ai quali gli uffici regionali hanno già controbattuto sostenendo che molte critiche esulano dalla competenza regionale in questione, che il riconoscimento giuridico ha valutato in sede istruttoria tutti gli elementi essenziali al procedimento e che «non si ravvisano i presupposti per accogliere l’istanza di annullamento». In merito a uno dei temi della contestazione, la libertà di associazione, il responsabile del procedimento fa presente che la Regione «può esclusivamente analizzare la formalità dell’atto presentato ai fini del riconoscimento e non può entrare nei rapporti delle singole attività entro o fuori dalla competenza dell’associazione rispetto allo Statuto». Con queste premesse non è escluso che il Comitato presenti un ricorso al Tar contro il decreto 881. •. D.Ben.

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