Lo Stato asfissiante si merita le monetine

di Claudia Venturelli
I sacchi di monetine da un centesimo preparati per il pagamentoDall’amministrazione del sindaco Paolo Erba una risposta d’orgoglio
I sacchi di monetine da un centesimo preparati per il pagamentoDall’amministrazione del sindaco Paolo Erba una risposta d’orgoglio
I sacchi di monetine da un centesimo preparati per il pagamentoDall’amministrazione del sindaco Paolo Erba una risposta d’orgoglio
I sacchi di monetine da un centesimo preparati per il pagamentoDall’amministrazione del sindaco Paolo Erba una risposta d’orgoglio

Mille e 101 euro (e 36 centesimi) in monetine da un cent. Per raggiungere la somma servono tantissimi pezzi, e a Malegno se li sono procurati sistemandoli in alcuni sacchi di juta. In Comune hanno deciso di protestare in questo modo contro un’assurda richiesta del Governo centrale. L’inizio della storia che arriva fino a oggi risale al 2014, quando i cittadini di Malegno avevano destinato il 5 per mille all’ente locale. 1.101,36 euro, appunto, che il Comune, per legge, aveva messo a bilancio e usato come aiuto per le persone con disabilità, come previsto dalla norma. Passano quattro anni, Malegno è sorteggiato dal ministero dell’Interno per rendicontare quella spesa, entro il 31 dicembre 2018. «Ma l’ultimo mese dell’anno si sa - spiega il primo cittadino Paolo Erba - è il più critico per i Comuni e Malegno sceglie di dare la precedenza a cose più urgenti, rimandando la risposta al 20 gennaio di quest’anno». Venti giorni che costano cari: «Il ministero ci scrive che dobbiamo restituire i soldi perché non abbiamo rispettato i tempi della rendicontazione. In punta di diritto scriviamo che nel loro avviso non si parlava di una sanzione per ritardata risposta ma solo per un utilizzo scorretto dei fondi; che non è avvenuto. Ci rispondono che dobbiamo comunque restituirli, e allora nasce la provocazione, glieli restituisco volentieri ma se vogliono se li vengono a prendere, in monetine da un centesimo». PERCHÉ i bilanci sono per legge pubblici e lo Stato è in grado, in autonomia, di cercare e trovarci dentro le risposte che invece chiede senza sosta ai Comuni. Alla faccia della semplificazione. «Questo è paradossale», tuona il primo cittadino che si trova con una dipendente part time dedicata al servizio ragioneria, nessuna possibilità di assumere e un sistema che si ingolfa sempre di più. Dalla richiesta, contenuta nella lettera partita dal Comune di Malegno per ripercorrere i fatti e destinata al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e della Pubblica amministrazione, emerge il grido di dolore dei piccoli municipi che non sono più in grado di rispondere alle continue richieste, con risposte già in possesso di chi sta a capo della macchina amministrativa. «Credo che non si rendano conto che un Comune da 2.000 abitanti e sei dipendenti come il nostro non funziona come una città. La nostra ragioniera passa il 40% del tempo a restituire ai ministeri dati che già sono in loro possesso perché sono nel bilancio». Tempo buttato, insomma, che potrebbe essere impiegato per rispondere ai problemi della cittadinanza. «Poi c’è un altro tema importante: non siamo in grado di rispondere a tutti i bisogni burocratici che ci vengono dall’esterno - prosegue Erba -. O si capisce che i piccoli enti locali hanno diritto a un sistema semplificato rispetto alle città, dove i funzionari sono in numero moltiplicato rispetto ai nostri sei, oppure si decide che i piccoli non hanno diritto di esistere». Eppure tutti parlano di semplificazione... «è necessaria, non solo per aiutare noi ma anche per aiutare i cittadini a riprendere fiducia nelle istituzioni». •

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