Lo studente pastore: «Grazie Doverio»

di L.FEBB.
Matteo Monteverdi con un gregge di pecore sui pascoli di Corteno GolgiLo studente di Verolanuova alle prese con i bovini
Matteo Monteverdi con un gregge di pecore sui pascoli di Corteno GolgiLo studente di Verolanuova alle prese con i bovini
Matteo Monteverdi con un gregge di pecore sui pascoli di Corteno GolgiLo studente di Verolanuova alle prese con i bovini
Matteo Monteverdi con un gregge di pecore sui pascoli di Corteno GolgiLo studente di Verolanuova alle prese con i bovini

Alpeggio finito per Matteo Monteverdi, il ventenne di Verolanuova studente dell’Unimont di Edolo che ha trascorso l’estate conducendo al pascolo un gregge di pecore nella zona del Monte Padrio: una vasta area tra Trivigno e la Guspessa. Una storia speciale quella del giovane della pianura, che ha abbinato con successo la passione per gli animali ereditata dai nonni al tentativo di un gruppo di allevatori di Doverio di preservare una pregiata razza ovina a rischio di estinzione. Matteo è stato assoldato da alcuni piccoli allevatori riuniti nell’antica istituzione della Vicinia accomunati dall’obiettivo di salvaguardare la pecora di Corteno: una razza legata alla tradizione locale, la cui carne tagliata a pezzetti si utilizza per preparare il «cuz», il piatto tipico delle Valli di Corteno che si narra sia nato prima del Mille. Per tutta l’estate Matteo ha vissuto con pecore, capre e mucche tra boschi e pianori erbosi. «È andata benone - commenta nell’ultimo giorno di lavoro -, ho avuto qualche problema solo coi forti temporali in agosto. Tutto sommato è stata una bellissima esperienza». Cosa ti resterà nel cuore di questi tre mesi? «La gente di Doverio che mi ha accolto come uno di famiglia e la pazienza, che non avevo, che ho imparato dalle pecore». COME ti è venuta l’idea di fare il pastore? «Innanzitutto per la passione che nutro fin da piccolo per gli animali. Poi quando sono arrivato a Edolo per il primo anno di università ho iniziato questo percorso per essere un po’ indipendente economicamente dalla mia famiglia. Non appena ho saputo che la Vicinia di Doverio cercava un pastore mi sono fatto avanti. E per fortuna mi hanno preso». Un’estate ricca: «Ricorderò a lungo e con piacere gli incontri con i moltissimi turisti che passavano sulla strada che porta in Mortirolo e in Valtellina. Si fermavano a chiedere informazioni, per fotografare il gregge e a volte anche per lamentarsi perché le pecore erano in mezzo alla carreggiata. Ecco, il contatto con la curiosità della gente e stata la parte più bella». Le difficoltà invece? «Sicuramente il tempo: temporali e freddo mi hanno creato più volte dei problemi. All’inizio è stata dura, però poi mi sono abituato e me la sono cavata alla grande. A ottobre riprenderò a frequentare l’università: sono rimasto indietro con gli esami del primo anno. E dovrò anche cercare qualcosa da fare in inverno per non pesare troppo sulle spalle dei miei genitori». Il rapporto con gli abitanti (un’ottantina circa) di Doverio? «Sono tutte persone fantastiche, sono stato fortunato a incontrarli. Li considero la mia seconda famiglia, mi hanno sempre aiutato e spronato quando magari avevo il morale sotto i tacchi». La prossima estate ti rivedremo su questi monti? «Non vedo l’ora. Spero che abbiano ancora bisogno di me». •

Suggerimenti