Loa, il rifugio in fumo dà l’arrivederci all’anno prossimo

di Lino Febbrari
Per il rifugio comunale della località Loa di Berzo Demo non è ancora cambiato nulla L’interno della struttura ricettiva andata in fumo
Per il rifugio comunale della località Loa di Berzo Demo non è ancora cambiato nulla L’interno della struttura ricettiva andata in fumo
Per il rifugio comunale della località Loa di Berzo Demo non è ancora cambiato nulla L’interno della struttura ricettiva andata in fumo
Per il rifugio comunale della località Loa di Berzo Demo non è ancora cambiato nulla L’interno della struttura ricettiva andata in fumo

C’è sempre lei, la pandemia, a rallentare anche quella che doveva essere un’operazione lampo: quella della ricostruzione del rifugio dedicato ai Caduti di tutte le guerre andato in fumo la sera dell’Epifania nella località Loa di Berzo Demo. La bella struttura montana devastata da un furioso incendio, causato quasi certamente da un corto circuito dell’impianto elettrico, è di proprietà comunale e la gestione è affidata a Marco Rocca, un giovane di Malonno attivo con la famiglia del settore della ristorazione. Nei giorni immediatamente successivi al disastro, il sindaco Giovan Battista Bernardi aveva manifestato l’intenzione di ricostruire lo stabile in tempi rapidissimi, addirittura ipotizzando di terminare i lavori a ridosso dell’inizio dell’estate. Invece, il virus ha scombussolato i piani e le macerie annerite non sono ancora state rimosse. IN PAESE ormai è diffusa la convinzione che di riapertura se ne parlerà solo il prossimo anno. «Insieme al covid, a rallentare l’operazione ci si è messa pure l’assicurazione - spiega Bernardi -. Se a breve non otterremo risposte esaustive procederemo per vie legali, con l’obiettivo di ottenere l’importo necessario per la ricostruzione». «PER NATURA sono ottimista e fiducioso, per cui già penso al momento in cui avremo disponibili i fondi per procedere all’affidamento del progetto preliminare a Centro Padane (la società che fa capo alle Province di Brescia e Cremona alla quale, dopo aver aderito con un capitale minimo di circa seimila euro, il Comune ha affidato tutte le progettazioni per snellire l’iter burocratico delle opere pubbliche): un atto basilare per poi procedere alla ricerca di altri contributi perché il ristoro dell’assicurazione non basterà alla costruzione del nuovo rifugio - chiarisce il sindaco -, che sarà leggermente più ampio e con alcune sostanziali differenze rispetto a quello distrutto, soprattutto per ovviare ai problemi che nel tempo abbiamo notato, per esempio quello dell’accesso delle persone con disabilità». PERCHÉ la compagnia di assicurazioni non ha ancora provveduto a risarcire il Comune? «Stanno cercando di capire se gli importi da noi dichiarati - afferma Bernardi - siano o meno congrui, ma ovviamente lo sono. Come diciamo noi: carta canta». A gennaio, subito dopo il disastro, si era detto che probabilmente la Regione avrebbe compartecipato alle spese di riedificazione. Come stanno le cose? «Da Milano ci hanno comunicato che presto uscirà un bando per i rifugi - dice il primo cittadino -, per cui siamo in attesa per vedere se potremo accedere a questi fondi». A prescindere dal prolungarsi o meno dell’emergenza sanitaria, quindi, la rinascita del rifugio avverrà il prossimo anno? «Vista la situazione sarebbe già un grande successo - ammette Bernardi -. Poter inaugurare la nuova struttura per l’estate del 2021; questo, al momento, è il nostro augurio». •

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