Lozio, l’ultimo reduce è «andato avanti»

Ai tempi del suo incredibile viaggio forzato aveva 22 anni ed era ancora un alpino del glorioso Battaglione Edolo della Divisione Tridentina. E alla fine della guerra percorse a piedi ben 800 chilometri dalla Prussia all’Italia per tornare a casa, a Lozio, nel giugno 1945. Mario Picinelli, classe 1923, è mancato lo scorso fine settimana a 97 anni e ieri pomeriggio, la parrocchiale del paese ha ospitato il funerale. Era un reduce che aveva provato la prigionia nei campi di concentramento tedeschi, internato dopo aver consegnato le armi il 28 luglio 1943 nella caserma di Glorenza, in Val Venosta. Con lui c’era il compaesano Giuseppe Pedrinetti, «Epe», con il quale condivise la prima parte della prigionia dopo la cattura del 9 settembre e il successivo passaggio (a piedi) da Vipiteno a Innsbruck. I due alpini furono rinchiusi in un carro bestiame senza acqua e cibo per otto giorni, e poi trasferiti in un campo in Prussia dove si cibarono con l’erba raccolta. Le loro strade poi si separarono e Mario riabbracciò il compaesano solamente nel giugno 1945. Picinelli ripeteva spesso questa frase: «Con gli acciacchi che si fanno sentire sempre di più, noi adesso come allora con l’aiuto di Dio teniamo duro perché in fondo siamo forti; perché siamo alpini». Era vedovo da anni e i due figli Pietro e Clelia, specialmente quest’ultima, lo hanno curato con grande affetto. Era anche stato insignito della medaglia d’onore per gli ex internati, e fino a quando le forze glielo hanno consentito ha portato nelle scuole la sua esperienza.•. L.Ran.

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