Mai più irritazioni alla pelle Sterminate le piante «aliene»

di Lino Febbrari
Il botanico Enzo Bona davanti a un esemplare di Panace alta due metriGli operai al lavoro per eradicare la pianta originaria del Caucaso che provoca gravi infiammazioni alla pelle
Il botanico Enzo Bona davanti a un esemplare di Panace alta due metriGli operai al lavoro per eradicare la pianta originaria del Caucaso che provoca gravi infiammazioni alla pelle
Il botanico Enzo Bona davanti a un esemplare di Panace alta due metriGli operai al lavoro per eradicare la pianta originaria del Caucaso che provoca gravi infiammazioni alla pelle
Il botanico Enzo Bona davanti a un esemplare di Panace alta due metriGli operai al lavoro per eradicare la pianta originaria del Caucaso che provoca gravi infiammazioni alla pelle

Con il taglio delle chiome effettuato nel giardino di Villa Camadini in via Roma a Edolo - un luogo infestato da tempo- e lungo un tratto di argine dell’Oglio a Sonico, al di sotto dello sbarramento Edison fino al ponte di ferro, sono stati completati gli interventi urgenti avviati dalla Comunità montana in alcuni paese dell’alta Vallecamonica per contenere la propagazione del Panace di Mantegazza. Un’offensiva radicale contro la pericolosa pianta originaria del Caucaso che al tatto, e in presenza o in seguito a radiazione solare diretta, provoca gravi infiammazioni della pelle con estese lesioni bollose che possono lasciare cicatrici permanenti. Sotto la guida del botanico Enzo Bona le guardie ecologiche volontarie dell’ente sovraccomunale, gli operai comunali di Sonico e del Consorzio forestale dell’alta Vallecamonica hanno asportato, per poi distruggerle col fuoco, le ombrelle fiorite (ognuna può contenere fino a 200 mila semi) di oltre una cinquantina di piante, alcune delle quali alte più di due metri. «La seconda fase – spiega il botanico incaricato di coordinare l’offensiva – avverrà tra qualche tempo con la rimozione dell’apparato radicale di quelle che non sono ancora andate in fiore. La biologia della pianta, infatti, risponde in modo che quando sono maturate le sementi, il Pànace muore». L’esperto ribadisce la pericolosità di questa specie vegetale e gli accorgimenti da adottare nel malaugurato caso di un contatto con la cute. «La pianta non è assolutamente da toccare – premette Enzo Bona – e una volta anche solo sfiorata la parte di pelle coinvolta va lavata subito e non va esposta ai raggi del sole, in quanto le fotossine contenute nel tronco, nei rami e nelle foglie, nel loro sviluppo sono sostenute dai raggi ultravioletti. Grazie agli interventi di eradicazione effettuati negli ultime tempi la situazione in alta Valcamonica è notevolmente migliorata rispetto ad alcuni anni fa». Al di la delle piccole piante segnalate singolarmente, che sono state estirpate, «molte sono tuttora monitorate – conclude il botanico -, perché non siamo assolutamente certi di averle cancellate , perché purtroppo i semi ci possono mettere anche due-tre anni a germinare, quindi il problema potrebbe riproporsi negli stesi luoghi in cui siamo intervenuti. Mentre a Sud di Sonico, verso la bassa valle, ad oggi, e sulla scorta delle nostre osservazioni, fortunatamente il Pànace rientra tra le specie scomparse definitivamente». •.

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