Malegno cambia volto La «rinascita» agricola è un’idea umanitaria

di Claudia Venturelli
Malegno  Il recupero dei vecchi terreni agricoli abbandonati nella località Castello
Malegno Il recupero dei vecchi terreni agricoli abbandonati nella località Castello
Malegno  Il recupero dei vecchi terreni agricoli abbandonati nella località Castello
Malegno Il recupero dei vecchi terreni agricoli abbandonati nella località Castello

Impossibile non accorgersi di come tutta la costa che guarda dall’alto Malegno sia in trasformazione. In questo periodo in particolare: da qualunque parte la si guardi, la zona Castello è una grande macchia marrone. È qui che da qualche settimana sta lavorando il Consorzio forestale Pizzo Camino pulendo, mettendo a dimora nuove piante e rifacendo i muri a secco nel rispetto della tradizione. È un salto indietro nel tempo fino a quarant’anni fa, quando l’area era completamente coltivata. Poi l’industrializzazione e l’abbandono della terra l’hanno ridotta a una foresta di rovi. Fino a quando l’amministrazione di Paolo Erba ha pensato che un terreno agricolo è un tesoro che non può essere sprecato. E con l’obiettivo di offrirlo a chi vuole investire in un’agricoltura sostenibile, a Malegno hanno deciso di fare un bis dell’operazione Castello 1 iniziata sei anni fa e da cui oggi si attendono i frutti. «Abbiamo messo a dimora 700 barbatelle di vite e 300 ulivi - spiega il consigliere che si occupa del progetto Giovanni Montanelli -. Le viti nella parte più “comoda” per lavorare con le motocarriole, gli ulivi dove il terreno è più impervio». Così è stato fatto più a valle, con l’operazione Castello 2. Un progetto a cui oggi, dopo il reperimento dei fondi (pubblici, tra bandi Cariplo e progetto del Sol.Co.) sta lavorando il consorzio forestale: 10mila metri di territorio riportato alla luce con la messa a dimora di 1.700 barbatelle e 300 ulivi. È successo su un terreno prevalentemente privato, e coi proprietari si è aperto un dialogo. L’obiettivo non è solo il recupero del territorio, ma anche quello di impegnare persone svantaggiate attraverso la cooperativa Agricola. Così, «addirittura tre privati hanno regalato al Comune il terreno mentre gli altri, chiedendo un affitto simbolico l’hanno dato in gestione per 25 anni. Nella parte in cui sono stati fatti i terrazzamenti sono state trapiantate le viti: mentre a Castello 1 è tutto Merlot con una parte di sperimentale, qui coltiviamo del Solaris». In qualche anno si conta di arrivare a una piccola produzione di vino Igt il più possibile vicino al biologico.•.

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