Memorie multimediali nella valle delle pietre

di L.FEBB.
Scultrice e musicista accanto all’installazione di Canè di Vione
Scultrice e musicista accanto all’installazione di Canè di Vione
Scultrice e musicista accanto all’installazione di Canè di Vione
Scultrice e musicista accanto all’installazione di Canè di Vione

«La memoria delle pietre» ha bisogno di spazio, e la Valcamonica, terra di cave e scalpellini, continua a inaugurare installazioni artistiche che rendono omaggio a questo settore. Installazioni che stanno creando un percorso di ricerca e valorizzazione artistica dei siti estrattivi e di lavorazione, che abbinano la scultura alla musica e che vogliono restituire al territorio un patrimonio inestimabile di cultura e lavoro artigianale. Il progetto, triennale, è promosso dal Distretto culturale, dalla Comunità montana e da numerosi Comuni, ed è patrocinato dalla Regione. E ieri mattina, dopo le cerimonie di Vezza d’Oglio e Braone (lo scorso anno) e Cerveno (una decina di giorni fa), la piazzetta del piccolo borgo di Canè di Vione ha fatto da sfondo alla vernice della quarta scultura permanente: «Neve di primavera», così l’artista Milena Berta ha battezzato la sua opera, ricavata da un blocco di marmo bianco proveniente dalle non lontane antiche cave della Valle di Canè, e che simboleggia il lento scioglimento di un pezzo di neve ghiacciata. «Ho voluto fermare esattamente il momento in cui in primavera l’ultimo mucchio di manto bianco si sta per sciogliere - spiega la scultrice originaria di Vezza d’Oglio -: si tratta di un cumulo molto lucido che dà questo effetto di discesa; la visione è abbinata all’ascolto del brano musicale che rende l’installazione più completa». IL BRANO A TEMA (ascoltabile con la scansione del codice Qr) è stato realizzato da Alessandro Pedretti, un musicista di Concesio che ha campionato i suoni direttamente nella cava dismessa di Canè. «L’idea di abbinare scultura e musica - sottolinea Pedretti - è venuta ragionando sulla trasformazione della neve dallo stato solido a quello liquido. Ho preso gli elementi registrati nella miniera alle spalle del borgo, con i suoni pietra su pietra, ferro su pietra e in studio percussioni su pietra, e ho cercato di fondere insieme questo materiale. Tutto è andato come avevo immaginato e per questo un grazie di cuore lo devo a Colin Edwin, un musicista di spessore internazionale». Ulteriori informazioni sul progetto sono sul sito di «Maraéa», che permette anche di ascoltare i brani associati a ogni scultura installata finora. •

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