Montecampione Il caso «Tari» apre la crisi di primavera

di D.BEN.

«Stiamo cercando con ogni mezzo di convincere Artogne a non cancellare 40 anni di storia, a non tarpare le ali del rilancio, trasformando Montecampione in un paese fantasma». Basterebbero queste parole per dire del clima che si respira nella stazione turistica dopo l’annuncio che il Comune di Artogne intende prendersi in carico la Tari, la tassa rifiuti che finora è stata gestita dal Consorzio dei residenti. Una disfatta per l’associazione che riunisce chi ha casa a Montecampione, che verrebbe sciolta per Statuto. Senza dimenticare, dicono a quota 1200, le ricadute pericolose su Piancamuno, e «le conseguenze sugli equilibri politico economici della bassa valle». LA PRIMA risposta viene dal vicesindaco e assessore al Turismo Fabio Cantoni: «L’applicazione della Tari da parte nostra non porterà nessuna conseguenza catastrofica per il comprensorio e per l’economia della valle - commenta -. Mi spiace per l’eventuale perdita del lavoro dei dipendenti del Consorzio, ma noi non possiamo derogare alla legge; faremo la bollettazione in base a quanto Valcamonica servizi raccoglie a Montecampione, mantenendo la stessa spesa. Se poi la paura è lo scioglimento del Consorzio sulla base dello Statuto - aggiunge Cantoni- perché non lo cambiano?». Dato che le cattive notizie non vengono mai sole, dopo la questione rifiuti potrebbe aprirsene un’altra, quella dell’acquedotto: altro servizio essenziale di competenza comunale. Vasca di accumulo e rete di distribuzione, anche queste gestite finora dal Consorzio, se non già trasferite ad altri soggetti sembra risultino in capo alla fallita Alpiaz. Compaiono infatti nell’elenco che il perito ha affidato al curatore fallimentare perché passino ad Artogne. Insieme a strada per il Plan, parcheggi sotto Valgrande, Piazzetta e Splaza, campi da tennis, strade interne e opere di urbanizzazione primaria e secondaria oggetto delle convenzioni urbanistiche mai chiuse. •

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