Montecampione, primi veti al nascente statuto

Montecampione:  il sindaco di Artogne Barbara Bonicelli critica lo statuto
Montecampione: il sindaco di Artogne Barbara Bonicelli critica lo statuto
Montecampione:  il sindaco di Artogne Barbara Bonicelli critica lo statuto
Montecampione: il sindaco di Artogne Barbara Bonicelli critica lo statuto

In questi giorni c’è una data al centro dell’interesse dei residenti di Montecampione, ma non solo: è il 18 di agosto, quando è convocata l’assemblea per l’approvazione del nuovo statuto che andrà a sancire la trasformazione del Consorzio da associazione non riconosciuta a riconosciuta dalla Regione. In vista della decisione, a mettere nero su bianco per chiarire la propria posizione è il sindaco di Artogne. In una missiva indirizzata al Pirellone, alla Prefettura e alla Procura, il primo cittadino fa presente come abbia più volte avuto modo di ribadire che il Consorzio di Montecampione ha avuto in passato una funzione fondamentale per la qualità della permanenza dei proprietari delle seconde case, funzioni imposte dagli obblighi convenzionali assunti con la lottizzazione edilizia che ha portato alla nascita della stazione turistica. «Dal momento che sono venuti meno questi obblighi convenzionali il Comune come da normativa ha cominciato ad assumersi l’onere dei servizi pubblici fondamentali - aggiunge Barbara Bonicelli - ma riconosce l’operato della associazione in tanti campi specie nelle fondamentali funzioni di gestione dei servizi turistici, logistici e promozionali». Il sindaco precisa però che «Artogne non svolge nessuna parte nella gestione dell’associazione Consorzio di Montecampione e leggere che nello statuto che la stessa andrà ad approvare è prevista la partecipazione di diritto all’interno del suo Consiglio di amministrazione, del sindaco dell’Ente che dirigo, mi spinge a confermare che questo Comune non intende avvalersi di tale facoltà». Artogne non intende entrare nel novero dei consiglieri di diritto, così come contemplato all’articolo 16 del testo del nuovo Statuto. Questo perché il Comune preferisce sentirsi «libero di operare sul proprio territorio senza condizionamenti né incompatibilità». Tanto il delegato di Artogne, come quello di Pian Camuno sono stati considerati membri di diritto fin dalla nascita del Consorzio, anche se gli enti locali non hanno mai ratificato ufficialmente tale presenza con un atto formale. Ora, dopo le trasformazioni legate al fallimento di Alpiaz, Artogne dice, «no grazie, io me ne resto fuori». Aggiungendo una diffida verso chi «a vario titolo cerca, con lettere, esposti e pareri di parte, di coinvolgere il sindaco in questioni di trascurabile interesse pubblico». Ora si attende di sapere che cosa farà Pian Camuno, che dal canto suo ha finora avuto posizioni non sempre collimanti con quelle del Comune confinante. •. D.Ben.

Suggerimenti