Nel «parco in sintesi» sono arrivati i camosci

di L.FEBB.
L’arrivo dei camosci «veronesi» in alta Valcamonica
L’arrivo dei camosci «veronesi» in alta Valcamonica
L’arrivo dei camosci «veronesi» in alta Valcamonica
L’arrivo dei camosci «veronesi» in alta Valcamonica

Da qualche ora ci sono nuovi ospiti nell’area faunistica del Parco dello Stelvio di Pezzo. Nati in cattività in una riserva sui monti Lessini (Verona), una volta catturati e collocati in speciali casse per il trasporto due giovani maschi di camoscio sono stati liberati in uno dei grandi recinti realizzati un paio di anni fa a fianco della strada per Case di Viso. NON È stato facile per i biologi trovare animali adatti a vivere in una «grande gabbia». Per non prelevare esemplari nati in libertà si sono accordati con la riserva veronese e hanno individuato i due soggetti (uno di un anno, l’altro poco più grande) abituati alla situazione perché nati da genitori in cattività. I camosci sono stati visitati da un veterinario, che li ha trovati in ottima forma nonostante il trauma della cattura. L’area faunistica dell’alta valle, in cui insieme ai due nuovi arrivati i visitatori possono ammirare caprioli e stambecchi, è gestita da Alternativa ambiente, la società che si prende cura anche della casa del Parco dell’Adamello di Vezza d’Oglio. Può essere visitata liberamente da chiunque passi da quelle parti diretto a Case di Viso o al rifugio Bozzi. Fino all’inizio dell’estate sarà aperta nei fine settimana, poi tutti i giorni a luglio e agosto. «Abbiamo molte attività in programma - ricorda Chiara Baccanelli -, rivolte ai bambini, agli adulti, alle famiglie e alle scolaresche, perché quest’area è prevalentemente didattica, e consente l’osservazione degli animali in un ambiente sicuramente poco naturale, nel senso che intorno ci sono le reti». All’operazione era presente il responsabile faunistico del Parco dello Stelvio, Luca Pedrotti, che ha riparlato del duro inverno degli animali; in particolare dei cervi, morti a centinaia. «Specie numerose come il cervo hanno purtroppo pagato - chiarisce il biologo -. Sulla scorta dei censimenti siamo attorno al 10% di mortalità della popolazione: una dato del tutto nella norma. Teniamo conto che in questa zona, e in altre del parco, i cervi aumentano fino al 30% all’anno». •

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