Neve e gelo lasciano il segno La fame sta uccidendo i cervi

di L.FEBB.
Un giovane cervo strangolato da un laccio a Vico di Edolo
Un giovane cervo strangolato da un laccio a Vico di Edolo
Un giovane cervo strangolato da un laccio a Vico di Edolo
Un giovane cervo strangolato da un laccio a Vico di Edolo

Le abbondanti nevicate e le temperature polari hanno lasciato il segno tra gli animali grandi e piccoli, e in alta Valcamonica sono decine gli ungulati morti per mancanza di cibo nelle ultime settimane. La neve che ha seppellito l’erba secca e il freddo pungente si sommano all’azione dei bracconieri (nella foto di questo servizio vediamo un giovane cervo maschio strangolato da un laccio), col risultato che non pochi caprioli e cervi sfiniti dal lungo digiuno muoiono lungo i sentieri o nei boschi più fitti. SI TEME purtroppo una strage simile, se non peggiore, di quella avvenuta una decina di anni fa, che causò la scomparsa di centinaia di animali in un areale tutto sommato ristretto. «Chi come me ha la fortuna di abitare in mezzo ai due parchi (Stelvio e Adamello) ha potuto assistere a scene che non avrebbe mai voluto vedere: ungulati stremati che si avvicinano agli abitati per cercare qualcosa con cui riempirsi lo stomaco. E per fortuna hanno trovato delle persone che li hanno sfamati. Il dramma però è che questi animali sono comunque condannati a morire di fame». La denuncia è di Flavio Cesari, un ambientalista della prima ora che assistendo impotente al dramma che si sta consumando sui monti dell’alta valle, che vede inspiegabilmente assenti i parchi, il cui personale, per esempio, potrebbe portare del fieno nei luoghi in cui gli animali affamati sono più numerosi, salta la barricata e afferma: «Ci hanno spiegato che le normative delle aree protette non prevedono che l’uomo possa alimentare i selvatici con del foraggio, perché questo aiuto contrasta con le regole della selezione naturale. È un controsenso, perché durante la stagione di valgono giustamente le regole di tutela della fauna, solo che questo va bene da settembre a dicembre. Poi, durante l’inverno si lasciano semplicemente morire di fame cervi e caprioli. Non possiamo restare con le mani in mano, e a mio modo di vedere - aggiunge -, sarebbe meglio farli abbattere in autunno piuttosto che condannarli a morte per fame». Non ci sono solo la fame e i bracconieri a fare danni. Un paio di settimane fa avevamo raccontato la storia del cervo che si aggirava poco sotto l’abitato di Pezzo nel cui palco si erano impigliati i fili di una recinzione. La sua situazione di grave difficoltà era stata segnalata più volte dai cittadini alle polizie ambientali, ma non è successo nulla, e anche lui non è riuscito a superare l’inverno. La denutrizione lo ha stroncato e la sua carcassa è stata rinvenuta qualche giorno fa. Uno splendido animale che poteva e doveva essere salvato. Come decine di altri abitanti del bosco che invece continuano a morire. •

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