Sono 32.729 le frane censite negli ultimi due anni nel Bresciano. Tra queste 12.467 hanno fatto registrare crolli diffusi, 12.400 quelle a colamento rapido, 5.118 gli smottamenti determinati da «scivolamento». In 17 casi il dissesto è stato da allarme rosso, tale da provocare cioè danni ingenti e mettere a rischio l’incolumità della popolazione. Nelle rilevazioni dell’innovativo geoportale Iffi dell’Ispra si specchia l’allarme dissesto idrogeologico del Bresciano. Ad ogni temporale violento l’89% del territorio della provincia rischia di sgretolarsi o di essere sommerso dalle acque. Per la sua conformazione geomorfologica - ma anche per una carente cultura della prevenzione edilizia che ha spinto a costruire in aree di golena, e una carente opera di manutenzione sugli alvei e sul reticolo idrico - la nostra provincia è una delle più vulnerabili d’Italia. Nove paesi su 10 sono statisticamente insidiati da calamità naturali. Su un territorio di 4.786 chilometri quadrati, il 7,6% è a rischio frane anche molto elevato, e l’8,9% è esposto ad alluvioni. Sono 181 i Comuni che rientrano nella fascia che abbina entrambi i pericoli. Dalla Valcamonica alla Bassa, 165 comunità sono in ostaggio di montagne instabili, o devono tenere il fiato sospeso ad ogni violento temporale per il timore di allagamenti ed esondazioni incontrollate e incontrollabili. Se si prende in considerazione la vulnerabilità dal punto di vista della popolazione, 145 mila famiglie su un totale di 341 mila vivono in zone a rischio alluvioni. Un tasso di quasi tre volte superiore alla media nazionale, pari al 10,8%. Il rischio di frane e smottamenti mette in pericolo meno di 5 mila famiglie, lo 0,9% della popolazione bresciana. In questo caso poi le zone critiche concentrate in Valcamonica sono cristallizzate, e per questo monitorate. Ma l’andamento delle esondazioni dei torrenti è sempre più imprevedibile, come dimostrato dalla furia del torrente in Val di Viso. Per quanto riguarda il territorio, è Gianico il paese più «fragile» con il 64,8% a rischio. Subito dopo arrivano Lodrino con il 57,5% e Darfo con il 53,1%. Se si prende in considerazione la vulnerabilità dal punto di vista della popolazione, il paese messo peggio è Paisco Loveno: pochi abitanti, solo 188, ma 110 di loro (il 58,4%) sono potenzialmente nella traiettoria di frane e smottamenti. La percentuale scende lievemente a Pezzaze - con un rischio del 34,1% - e a Limone con il 21,9%. Sono 11.316 i bresciani esposti al pericolo elevato-molto elevato di frane, cui vanno ad aggiungersi i 75.830 a rischio «medio», per un totale di 87.146 persone, 1.195 in più rispetto all’ultima rilevazione dell’Ispra. LA VALCAMONICA è l’area storicamente più esposta: per mettere in sicurezza tutte le zone a rischio si stima che servirebbe un investimento da 60 milioni. In realtà gli stanziamenti in questi anni non sono mai venuti meno. L’ultimo da 150 milioni di euro è stato finanziato in queste ore dalla Regione contro il dissesto idrogeologico. I tecnici della Direzione Generale Territorio e Protezione civile sono all'opera per definire i criteri di erogazione. «Stileremo una graduatoria degli interventi sulla scorta dell’urgenza - spiega l’assessore regionale alla Protezione civile Pietro Foroni -. Il nostro territorio è fragile e densamente popolato. Negli ultimi anni, inoltre, ha ricevuto scarsi aiuti finanziari da quasi tutti i Governi in carica. Le ultime ondate di maltempo ci obbligheranno ancora una volta a chiedere lo stato d'emergenza, una misura adottata in Lombardia con frequenza assolutamente fuori dal normale». Nel Bresciano sono monitorate sei frane ad alto rischio: la Pal di Sonico, la Paisco-Grumello, la Valsaviore, Roncaglia di Pian Camuno, Idro e le colate di Sonico. • © RIPRODUZIONE RISERVATA