Panace, bello ma pericoloso

Il botanico  Enzo Bona, a destra, accanto a un panace di Mantegazza
Il botanico Enzo Bona, a destra, accanto a un panace di Mantegazza
Il botanico  Enzo Bona, a destra, accanto a un panace di Mantegazza
Il botanico Enzo Bona, a destra, accanto a un panace di Mantegazza

Non è un allarme ma un invito alla prudenza quello che arriva da Comunità montana, Parco dell’Adamello, guardie ecologiche volontarie dell’ente comprensoriale e botanico Enzo Bona. Al centro dell’attenzione c’è il panace di Mantegazza (dal nome dell’antropologo Paolo Mantegazza), una pianta ornamentale originaria del Caucaso in parte «sfuggita al controllo» che se toccata può provocare ustioni anche gravi alla cute e agli occhi. La specie è presente in modo sporadico soprattutto in alta valle, e per rilanciare l’attenzione si sono messi insieme l’assessore comunitario all’Ambiente Mirco Pendoli, il botanico Bona, il direttore del servizio Foreste e bonifica montana Gian Battista Sangalli, Guido Calvi, responsabile del servizio per il Parco Adamello e la guardia ecologica Mauro Speziari. Insieme hanno ricordato che in particolare a Vezza d’Oglio, Edolo e Sonico si stanno svolgendo operazioni di bonifica (ad Edolo il sindaco ha dato disposizioni per un intervento la prossima settimana), mentre la pianta sembra oggi eradicata a Vione, in parte a Sonico, e completamente (per ora) a Malonno, Capodiponte e Ceto. Questo per le operazioni su suolo pubblico, ma la Comunità Montana continua a offrire il proprio supporto anche ai privati. La tossicità? «La linfa presente nei peli di foglie e fusto contiene sostanze tossiche - ha ricordato Bona - e venendo a contatto con la pelle provoca gravi lesioni con una guarigione lentissima. Inoltre il panace ha un forte impatto sull’ambiente, formando densi popolamenti quasi impenetrabili che non consentono alle altre specie di crescere, riducendo così la biodiversità». Guido Calvi ha lanciato un messaggio a chiunque incontra la pianta, invitandolo a contattare il Parco dell’Adamello via e-mail (info@parcoadamello.it), trasmettendo magari segnalazioni corredate da fotografie e se possibile della posizione Gps. L’eradicazione, eseguita di solito a colpi di decespugliatore, non è facile e non risolve il problema, perché è poi necessario mettere sotto osservazione la possibile ricrescita. Per saperne di più, Sangalli ha ricordato che sul sito della Comunità saranno postate tutte le informazioni e le istruzioni rivolte soprattutto a Comuni, consorzi forestali e ’Ats. Come identificare la specie? Non è difficile. Speziari ha spiegato che il fusto raggiunge anche un diametro di 10 centimetri e un’altezza che può raggiungere anche i 4 metri; inoltre sono caratteristici i grandi fiori bianchi a ombrello.•. L.Ran.

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