Valcamonica

Passo del Tonale: recuperati i resti di 12 soldati austroungarici in una fossa comune

La fossa comune che custodiva i resti dei soldati austroungarici
La fossa comune che custodiva i resti dei soldati austroungarici
La fossa comune che custodiva i resti dei soldati austroungarici
La fossa comune che custodiva i resti dei soldati austroungarici

Dodici corpi scheletrizzati sono stati recuperati nei giorni scorsi, in una fossa comune sopra il Passo del Tonale, dall'Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, in accordo con il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa, che ha la competenza esclusiva del recupero di resti umani appartenenti a soldati.

L'indagine archeologica è nata da una segnalazione di Sergio Boem, nipote di Ubaldo Ingravalle, ufficiale del battaglione Valcamonica durante la Grande Guerra. Tutto è partito infatti dal diario dell'ufficiale, custodito dal nipote, che riportava l'informazione di una fossa comune contenente decine di soldati caduti nella Prima guerra mondiale , durante l’Operazione Valanga (Unternehmen Lawine) del 13 giugno 1918.

Solo la perseveranza di Boem ha permesso di dimostrare che quell’informazione era vera e che in una delle buche di granata che si possono intravedere sopra il passo del Tonale erano ancora presenti i resti di dodici caduti dell’Esercito austro-ungarico.

I corpi erano disposti in posizioni diverse e molto irregolari, in connessione con i resti scheletrici sono stati rinvenuti elementi dell’equipaggiamento personale, fra cui ramponi, scarponi, custodie di maschere antigas, strumenti e altri oggetti. Tra questi tre contenitori in lamina nei quali erano conservati i fogli matricolari cartacei: purtroppo le loro condizioni lasciano poche speranze che si possa risalire all’identità dei caduti.

I dati finora acquisiti indicano senza ombra di dubbio l’appartenenza dei soldati all’esercito austro-ungarico. I resti saranno sottoposti a studio bio-antropologico a cura del professor Daniel Gaudio dell’Università di Durham (Gran Bretagna) e poi restituiti a Onorcaduti che, in accordo con la Croce Nera austriaca, li destinerà al cimitero militare ritenuto più idoneo. Le operazioni sono state coordinate dal direttore dell’Ufficio beni archeologici, Franco Nicolis, in accordo con Onorcaduti (Direzione del Sacrario di Asiago competente per zona); lo scavo è stato condotto da Sap Società archeologica di Quingentole (Mantova) con gli archeologi Marco Redaelli, Igor Sanavia, Nicola Cappellozza e Elia Scanavini.

Indispensabile è stata la preziosa collaborazione del Comune di Vermiglio e dei suoi custodi forestali, dell’Ufficio Distrettuale Forestale provinciale di Malè e dei Carabinieri della Stazione di Vermiglio che hanno garantito la salvaguardia del sito. Ad alcune fasi dello scavo ha assistito anche Sergio Boem che ha condiviso con tutti l’emozione di aver dimostrato la veridicità di quanto suo nonno aveva scritto.

Questo ritrovamento riveste una grande importanza storica e una forte valenza memoriale, e restituisce quasi plasticamente le parole scritte da Gianmaria Bonaldi, tenente che ha combattuto sull’Adamello nella Prima guerra mondiale, alla fine della battaglia: “La vasta piana del Tonale, le pendici dei Monticelli e di Cima Cady erano un tragico viluppo di morti uno sull’altro, a cataste nei punti più contesi.” I resti umani sono materia molto sensibile per le inevitabili implicazioni etiche, a maggior ragione nel caso di resti molto recenti. Il loro recupero, condotto con rigoroso metodo scientifico, è parte del doveroso rispetto nei confronti dei caduti.

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