Piovono proteste sulla galleria paramassi

di Lino Febbrari
Il cantiere stradaleIl cantiere della costruzione della galleria paramassi in località Valzelli di Cevo: negli ultimi anni ci sono stati ripetuti smottamentiGli amministratori della Valsaviore confidano in un’accelerazione
Il cantiere stradaleIl cantiere della costruzione della galleria paramassi in località Valzelli di Cevo: negli ultimi anni ci sono stati ripetuti smottamentiGli amministratori della Valsaviore confidano in un’accelerazione
Il cantiere stradaleIl cantiere della costruzione della galleria paramassi in località Valzelli di Cevo: negli ultimi anni ci sono stati ripetuti smottamentiGli amministratori della Valsaviore confidano in un’accelerazione
Il cantiere stradaleIl cantiere della costruzione della galleria paramassi in località Valzelli di Cevo: negli ultimi anni ci sono stati ripetuti smottamentiGli amministratori della Valsaviore confidano in un’accelerazione

Passi per i mesi del lockdown, durante i quali anche i cantieri sono stati stoppati. Ma trascorsa l’estate, e ormai con l’inverno alle porte, tra i cittadini della Valsaviore è largamente diffuso il malumore per il ritardo (non più giustificabile in alcun modo) accumulato nella realizzazione della galleria paramassi in località Valzelli di Cevo. UN’OPERA indispensabile per mettere in sicurezza un tratto di provinciale 84 dove spesso sono piovuti macigni, la cui gestazione progettuale e burocratica è durata uno sproposito e altrettanto può dirsi del parto. Che cosa impedisce all’impresa di portare a termine un intervento che avrebbe dovuto concludersi, peraltro con già pesante ritardo al massimo entro la fine dell’estate? Interrogativi che si pongono ogni giorno i residenti di Cevo e Saviore costretti da più di un anno ad allungare di parecchi chilometri il tragitto per scendere e risalire dal fondovalle e che abbiamo girato al sindaco cevese Silvio Citroni. «Sono arrabbiato pure io per questo ritardo - premette il primo cittadino - purtroppo oltre alla pandemia abbiamo avuto anche alcuni problemi legati ai pagamenti, per cui l’impresa si è venuta a trovare in difficoltà a proseguire i lavori. Questi problemi sono stati risolti e ora vorrei davvero che si continuasse per finire al più presto questo intervento perché ne abbiamo necessità nella maniera più assoluta, e confidiamo davvero che l’impresa si dia una scrollata e completi il cantiere al più presto». Fino a quando i cittadini dovranno ancora pazientare? «Passare si passa già anche adesso, con senso unico alternato regolato dall’impianto semaforico, negli orari e nei giorni in cui gli operai non lavorano. Io conto che per la fine dell’anno, finalmente - dice speranzoso Citroni –, il collegamento sarà riaperto. Ci saranno ovviamente da portare a termine alcuni lavoretti di completamento, però tra un paio di mesi dovremo avere la soddisfazione di vedere quest’opera conclusa e questo ripido versante messo in sicurezza; un pendio che come sappiamo negli anni ha provocato parecchi guai». Dal punto di vista geologico, l’area dei Valzelli è molto complicata. Quello che stanno consolidando in questi giorni gli operai, è un versante roccioso che presenta una serie di profonde fessurazioni, anche dell’ordine di cinquanta centimetri, che durante i lavori sono state aggirate per poter realizzare i tiranti che insieme alle altre opere contribuiscono a sostenere il manufatto. Un punto critico, si diceva, dove negli ultimi anni si sono verificati notevoli smottamenti. «Due gli eventi principali accaduti: nel 2005 e nel dicembre del 2009 - racconta il geologo Luca Albertelli - entrambi con il distacco di volumi rocciosi singoli anche di dieci/dodici metri cubi; quindi si parla di volumetrie importanti. Ciò si verifica perché questa parete ha risentito del rilascio eccezionale dovuto al ghiacciaio che ricopriva quest’area e che l’aveva compressa. Sciogliendosi, in tempi geologici repentini, ha portato la massa rocciosa a rilasciarsi e quindi ad aprire e ad allargare le fratture probabilmente preesistenti. In fase progettuale la situazione è stata tenuta in debito conto – aggiunge il professionista –, ed è per questo che sono state previsti i contrafforti, che si notano sul pendio, e i tiranti metallici infissi nella roccia fino a 18 metri di profondità, per cercare di fermare il gioco di questo volumi instabili». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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