Presena, una
nuova corsa
contro il tempo

di Lino Febbrari
LLa sezione sopravvissuta del Presena appena coperta da una barriera alle alte temperature
LLa sezione sopravvissuta del Presena appena coperta da una barriera alle alte temperature
LLa sezione sopravvissuta del Presena appena coperta da una barriera alle alte temperature
LLa sezione sopravvissuta del Presena appena coperta da una barriera alle alte temperature

Un paio di giorni ancora e, probabilmente entro mercoledì, la posa della grande «coperta», bianca come il preziosissimo meteriale residuale che si vuole proteggere, sarà completata. In queste ore, su ciò che resta del ghiacciaio Presena si è ripetuta l’operazione avviata per la prima volta una quindicina di anni fa, che prevede il rivestimento di oltre centomila metri quadrati di ghiaccio per ripararlo dai raggi del Sole e quindi contenerne al massimo la fusione durante i sempre più caldi mesi estivi. Questa campagna insieme scientifica e di tutela, che ha avuto inizio nel 2005 grazie a un’intuizione dei glaciologi trentini e al fondamentale contributo economico della Provincia autonoma di Trento, ha in soldoni permesso di allungare la vita dell’antico gigante oggi purtroppo ridotto a un nano, e destinato secondo gli studiosi a scomparire - come tutti gli altri dell’arco alpino posti a quote inferiori ai 3.500 metri - entro la metà del secolo a causa dei cambiamenti climatici. «Se non ci fosse stata questa copertura - afferma sicuro Davide Panizza, presidente della Carosello Tonale, società impiantistica che gestisce questa porzione di demanio sciabile sullo spartiacque tra Lombardia e Trentino -, non potremmo sicuramente più fruire della parte di ghiacciaio che va dai 2.700 ai 3000 metri». PER SALVARE quella fetta, 15 anni fa sono state messe a punto due fasi distinte. «Alla neve naturale d’inverno aggiungiamo quella programmata sparata dai cannoni per cercare di aumentare la massa glaciale complessiva - spiega Panizza -. Invece d’estate mettiamo l’area al riparo con i teli geotessili. Cosi facendo tentiamo di rallentare al massimo il processo di ablazione in atto e quindi la scomparsa del Presena». Da tre settimane gli operai della società impiantistica trentina stanno componendo come un puzzle il grande riparo, utilizzando spezzoni di telo larghi ognuno più di dieci metri e lunghi anche più di cinquanta. PER UNIRLI l’uno all’altro vengono impiegate cucitrici industriali portatili alimentate a batterie. In più, per evitare soprattutto che durante i forti temporali le raffiche di vento strappino la copertura (è successo lo scorso anno), ogni telo è ancorato con lunghi spezzoni di tondino di ferro infissi nel ghiaccio. Portato a termine questo compito, dalla prossima settimana le squadre si occuperanno di un’altra fondamentale operazione: la manutenzione ordinaria delle due telecabine, la Paradiso e la Presena, che permettono a tutti di salire ai Tremila per gettare lo sguardo sul Pian di Neve e sulle vedrette ghiacciate del Mandrone, delle Lobbie e del lontano Corno di Cavento. «L’offerta messa praticamente a disposizione di tutti, bambini e adulti, ovvero la possibilità di posare senza alcuna fatica i piedi a questa altitudine rappresenta sicuramente una grande attrazione turistica - osserva il presidente Panizza -, che ci ha permesso di aumentare esponenzialmente i passaggi estivi, oltre che naturalmente nei mesi invernali». «Per poter garantire la sicurezza ai nostri utenti - conclude l’impiantista -, prima di dare ufficialmente il via alla riapertura dei due impianti, nella giornata di sabato 4 luglio, per una settimana effettueremo i collaudi e le manutenzioni previste dai costruttori». •

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