Preti intossicati Tre paesi in attesa di buone notizie

Un nido costruito da una coppia di uccelli all’interno della canna fumaria, che avrebbe impedito la regolare evacuazione dei fumi di una stufa facendo rientrare nei locali sottostanti il monossido di carbonio: un gas inodore, incolore, più pesante dell’aria e spesso letale. Sarebbe questa la causa, individuata dai vigili del fuoco di Siena, della grave intossicazione dei due sacerdoti camuni avvenuto nella notte tra lunedì e martedì nella casa parrocchiale di Querciegrosse. Don Ermanno Magnolini, 68 anni, parroco di Berzo e Monte di Berzo, e don Oscar Ziliani, 56, parroco di Vezza d’Oglio e Incudine, erano stati ritrovati verso mezzogiorno dal loro amico parroco del paesino in provincia di Siena che li ospitava per un breve periodo di vacanza. Immediatamente soccorsi, e dopo un primo ricovero al Santa Maria alle Chiatte di Siena, i due religiosi sono stati poi elitrasportati alla Misericordia di Grosseto: una struttura ospedaliera dotata di una camera iperbarica. Don Ermanno si è ripreso nel giro di poche ore, mentre don Oscar è stato trasferito nel reparto di Terapia intensiva dello stesso ospedale grossetano: le sue condizioni restano serie, ma i medici non disperano di poterlo salvare. Per rassicurare i suoi parrocchiani, mercoledì sera, don Magnolini ha inviato un messaggio vocale attraverso Whatsapp e, ieri sera, un video trasmesso dal Tg di TeleBoario. «Ciao a tutti, sono il vostro parroco, mi hanno appena dimesso e mi trovo nel seminario di Siena. Per ora non ho particolari problemi. Ho trovato un prete della diocesi di Brescia, che era qui a fare gli esercizi spirituali, e rientrerò a casa insieme a lui probabilmente nella giornata di venerdì (oggi per i lettori). Prima di uscire dall’ospedale dove siamo stati insieme nella camera iperbarica - ha proseguito il sacerdote con la voce affaticata -, ho visto don Oscar e lui purtroppo è ancora intubato e sedato». Don Magnolini ha trovato modo anche di raccontare succintamente quanto ricordava della brutta avventura vissuta: «Mi sono alzato durante la notte e ho avvertito subito un giramento di testa. Ho pensato fosse la labirintite e sono tornato a letto. Sono rimasto sempre cosciente, forse perché la mia stanza era più distante dalla fonte da cui fuoriusciva il monossido, mentre don Oscar, che sicuramente nell’altra camera ha respirato più gas venefico di me, era svenuto quando siamo stati soccorsi. Per due volte ci hanno portato nella camera iperbarica. Mi sono ripreso, e a parte un po’ di nausea, sto abbastanza bene e, come dicevo, conto di poter tornare presto tra voi. Grazie per il vostro affetto e pregate per don Oscar».•. L.Febb.

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