Pronto soccorso rapido L’estate è andata bene e Edolo bissa l’esperienza

di L.FEBB.
L’esterno dell’ospedale di Edolo con l’ingresso del Pronto soccorso
L’esterno dell’ospedale di Edolo con l’ingresso del Pronto soccorso
L’esterno dell’ospedale di Edolo con l’ingresso del Pronto soccorso
L’esterno dell’ospedale di Edolo con l’ingresso del Pronto soccorso

L’esperimento estivo è andato nel migliore dei modi; così bene che verrà replicato in inverno. Parliamo del «fast track», un termine inglese al posto del quale Giorgio Grazioli, primario di Ortopedia, preferirebbe fosse impiegato il più nostrano binario diretto, per indicare l’accesso rapido al Pronto soccorso di Edolo. Il percorso clinico specialistico avviato dall’Asst di Valcamonica il 22 luglio e concluso ai primi di settembre, che ha ottimizzato i tempi di attesa e la gestione dei pazienti, ripartirà da domani: lo ha annunciato il direttore generale Maurizio Galavotti durante un incontro con la stampa per tracciare il bilancio della nuova metodologia. «È STATA una sperimentazione molto positiva - sottolinea il massimo responsabile della sanità camuna - e per questo la riproponiamo per tutti i fine settimana fino al primo marzo. In più dal 21 dicembre alla Befana il servizio sarà operativo tutti i giorni». Il primario del Pronto soccorso, Filippo Manelli, che col collega Grazioli ha potuto testare il potenziamento estivo della risposta d’urgenza: «È andata bene, siamo soddisfatti e abbiamo dei dati che ci confermano la bontà di questa scelta e il raggiungimento degli obiettivi che ci eravamo posti». Il fast track edolese è costruito su due figure: il medico ortopedico e quello di pronto soccorso; ovviamente c’è poi il personale infermieristico, che verrà potenziato con un turno straordinario dalle 14 alle 18. Al primo specialista competono le consulenze con chiusura diretta (dimissioni o ricovero) dei pazienti ortopedici e le prescrizioni e ricettazioni. Il collega di Ps deve invece accettare, gestire e chiudere gli interventi (salvo quelli dirottati all’ortopedia). Il nuovo metodo verrà probabilmente presto testato anche a Esine. «Il nostro scopo è quello di non creare reparti distinti fra loro, ma un unico reparto - afferma Manelli -, in cui le figure mediche, infermieristiche e tutto ciò che vi ruota attorno possano lavorare in maniera sincrona tra loro, e quindi lavorare al meglio». L’ipotesi è confermata dal direttore generale: «Anche a Esine stiamo sperimentando in alcuni settori la felice esperienza edolese, che riduce, spesso di molto, la permanenza in Pronto soccorso».

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