«Spari ai cinghiali, la peste suina non è un alibi»

di P.BAL.
Cinghiali sempre nel mirino
Cinghiali sempre nel mirino
Cinghiali sempre nel mirino
Cinghiali sempre nel mirino

Dall’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm in poi, da alcune Regioni, Lombardia compresa, sono partiti appelli e tentativi per consentire in deroga la caccia in generale, e in particolare quella dedicata a specie considerate problematiche come il cinghiale. Sono arrivate pressioni in questa direzione anche da sindacati di settore come Confagricoltura, e lo spunto ulteriore per sdoganare la caccia in tempi di lockdown lo ha offerto l’epidemia di peste suina, e la presunta necessità di contenere ulteriormente, a causa di questa, la popolazione dei suidi selvatici. Una lettura della situazione sanitaria che non piace non solo agli ambientalisti, ma neppure ad agenzie che di ambientalista e animalista non hanno nulla. «Premettendo che le regole sul contenimento del Covid valgono per tutti, a partire dall’obbligo di starsene il più possibile a casa - comunica la Lega per l’abolizione della caccia - ancora una volta ci troviamo costretti a ricordare alle Regioni, ma anche ai sindacati degli agricoltori e ai cacciatori, che non possono continuare a vendere la stessa pessima medicina per curare tutte le malattie presunte o reali». LA LAC prosegue ricordando che «in questo caso la malattia è vera, e si chiama peste suina, e ancora una volta politica, associazioni di categoria e doppiette prescindono totalmente dalla scienza, non dall’ambientalismo ma da una scienza laica, per indicare una soluzione che proprio la ricerca scientifica sconsiglia vivamente. La soluzione è sempre la stessa: massacrare i cinghiali per poter così aggirare lo stop alla caccia imposto, giustamente, da un’altra pandemia che ci riguarda da vicino. E che i cacciatori e i loro padrini politici vogliono aggirare (lo stanno già facendo in altre Regioni) mentre tutti gli altri cittadini, evidentemente di serie B, devono rimanere confinati al loro domicilio». Poi le considerazioni tecniche: «Posto che gli stessi dati proposti dalla Regione Lombardia dimostrano che nonostante gli abbattimenti aumentino, cresce il numero di cinghiali, anche qui per una legge scientifica, enti non proprio noti per il loro animalismo militante come l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) dicono che sarebbe una follia affrontare la diffusione della peste suina andando in giro a ucciderli. Perché gli stessi cacciatori diverrebbero un veicolo di infezione trasportando le carcasse (o parti di esse) di animali potenzialmente infetti». «Un processo comprensibile anche da un bambino - conclude la Lac - ma non dalla Regione. La scienza dice che i maiali degli allevamenti non sono in pericolo se non entrano in contatto con altri maiali o con suidi selvatici ammalati, e se volessero tutelare animali e ambiente, al Pirellone dovrebbero porsi un altro problema: quello dei milioni di suini stipati in orrende fabbriche di batteri, virus, gas serra e Pm10 che producono quella che viene pomposamente, e per noi vergognosamente proposta come carne 100% italiana». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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