Spazi di libertà nell’ex carcere «Il Cardo» si rimette in marcia

di Lino Febbrari
Edolo  Le vecchie prigioni diventano uno spazio di libertà e contatto con la comunità per gli ospiti del CardoLo spazio  «balneare» allestito dalla cooperativa nell’ex carcere
Edolo Le vecchie prigioni diventano uno spazio di libertà e contatto con la comunità per gli ospiti del CardoLo spazio «balneare» allestito dalla cooperativa nell’ex carcere
Edolo  Le vecchie prigioni diventano uno spazio di libertà e contatto con la comunità per gli ospiti del CardoLo spazio  «balneare» allestito dalla cooperativa nell’ex carcere
Edolo Le vecchie prigioni diventano uno spazio di libertà e contatto con la comunità per gli ospiti del CardoLo spazio «balneare» allestito dalla cooperativa nell’ex carcere

Da una prigione all’altra per riassaporare la libertà. Dalla costrizione per lunghi mesi in uno spazio confinato a causa della pandemia alle ex carceri di Edolo, dove però possono finalmente sentirsi liberi. Dopo un anno e mezzo trascorso da reclusi nelle sedi della cooperativa sociale, con contatti esclusivamente con gli educatori e sporadicamente con i familiari, i ragazzi del Cardo hanno finalmente potuto riprendere le attività esterne e hanno scelto come location il vecchio immobile di via Battisti, in pieno centro. È un antico fabbricato che sta per essere rinnovato dal Comune che in passato accolse la caserma dei carabinieri, della guardia di finanza e, prima della Seconda guerra mondiale, anche un piccolo carcere: alcune celle sono tuttora visitabili. Una volta ripuliti gli spazi, al pian terra sono stati allestiti laboratori in cui i ragazzi seguiti da un maestro d’arte realizzeranno maschere di cartapesta e altri oggetti. Per festeggiare la ritrovata libertà, venerdì è stata pure organizzata una festicciola: il cortile interno dell’ex luogo di detenzione è diventato (sarà così per tutto il periodo di apertura) un mini stabilimento balneare, con tanto di ombrelloni, sdraio e baretto. «Alla fine ce l’abbiamo fatta a lasciarci alle spalle la prigionia - dice sorridendo Marco Milzani, direttore della coop nata nel settembre 1988 e che da allora si occupa di persone con disabilità di tutta l’alta valle -. Alcuni ospiti della comunità alloggio lo faranno ai primi di luglio, così tutti potremo davvero riprendere una vita normale. Che consiste soprattutto nel contatto quotidiano con la gente. È vero siamo entrati in una nuova prigione, che però è aperta a tutti quanti ci vorranno venire a trovare». «In questo luogo posto in un vecchio quartiere del paese - aggiunge Milzani - vogliamo ricostruire le relazioni con le persone purtroppo interrotte dal Covid. Rapporti che ci sono mancati moltissimo e, quindi, oggi ci teniamo a festeggiare degnamente». La festa dal sapore genovese (focaccia di Recco e musica ligure) è stata organizzata grazie a una signora originaria di quella città che da molti anni vive in una piazzetta poco distante dalle ex prigioni. «Durante il lockdown Gianna è sempre stata da sola in casa e per compagnia aveva solo questa musica - spiega Milzani -. Quando ce lo ha raccontato è scattata la scintilla e abbiamo deciso di coinvolgerla. Ha collaborato con la nostra cuoca insegnandole la ricetta della vera focaccia genovese, che una volta cucinata è stata molto apprezzata». Fino a settembre, oltre a numerose altre feste, nello stabile si terranno anche incontri con artisti, spettacoli, presentazioni di libri e altri eventi culturali. «Tutto questo è possibile grazie al progetto la cultura altrove - conclude il direttore -, finanziato dalla Comunità montana e patrocinato dal Comune».•.

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