Stipendi a singhiozzo, Albertani in sciopero

di Lino Febbrari
Edolo: il presidio  dei lavoratori della Albertani durante lo sciopero
Edolo: il presidio dei lavoratori della Albertani durante lo sciopero
Edolo: il presidio  dei lavoratori della Albertani durante lo sciopero
Edolo: il presidio dei lavoratori della Albertani durante lo sciopero

Nonostante non ricevano lo stipendio da tempo, ogni giorno (fino a ieri) hanno continuato a strisciare il badge, sono entrati nei reparti e per le canoniche otto ore (anche molte in più quando c’erano consegne urgenti) hanno lavorato regolarmente. Succede a fasi alterne da anni, e le prospettive purtroppo non lasciano ben sperare: proseguendo a varcare i cancelli della fabbrica c’è il rischio che si accumulino altri arretrati. UNA SITUAZIONE insostenibile per una trentina di lavoratori della «Albertani corporates»: una storica azienda edolese attiva nel settore delle grandi strutture in legno lamellare che possiede un’unità produttiva anche ad Ascoli Piceno e una in Germania. Complessivamente a libro paga ci sono un centinaio di persone, e questa è una realtà che in più di 50 anni di attività ha costruito con successo in tutta Italia palazzetti dello sport, palestre, ponti, casette prefabbricate per i terremotati e, nel 2015, è stata protagonista con altre imprese bresciane della realizzazione dell’«Albero della vita», il simbolo dell’Expo milanese. Dopo aver accettato per mesi di lavorare senza passare alla cassa, ieri i dipendenti hanno detto basta, e per rivendicare il loro diritto a ottenere puntualmente la retribuzione hanno proclamato due giornate di sciopero. Se la protesta non otterrà a breve un riscontro positivo da parte dell’azienda, col supporto delle organizzazioni sindacali del territorio procederanno con ulteriori iniziative. «Si tratta di un gruppo industriale che ha un importante problema dal punto di vista finanziario - spiega Donato Bianchi, segretario generale della Fillea Cgil della Vallecamonica, che con Fabrizio Taboni della Filca Cisl di Brescia ieri mattina in piazzale Orobica ha affiancato gli operai nel presidio davanti ai capannoni - e che di riflesso provoca una situazione pesantissima per i dipendenti, i quali ciclicamente si trovano con quattro- cinque stipendi arretrati. Per un importante attaccamento all’azienda, da anni gli operai hanno sempre dimostrato il massimo della responsabilità, recandosi regolarmente al lavoro. Ma ormai il vaso è colmo: quindi stamattina abbiamo deciso di proclamare lo sciopero». «NELL’ULTIMO incontro che abbiamo avuto un mese fa in Comunità montana, i vertici aziendali ci avevano assicurato che almeno un mese sarebbe stato garantito». Invece, venerdì scorso i lavoratori non hanno ricevuto nulla e così hanno deciso di fermare la produzione e i sindacati si sono immediatamente attivati per trovare una soluzione. «Innanzitutto chiederemo un piano di rientro - afferma Taboni - che darebbe la possibilità ai lavoratori di recuperare i crediti nel tempo. Poi l’azienda ci ha comunicato che sono in corso trattative con possibili finanziatori e che prevedono di chiudere l’accordo entro la fine del 2019. Staremo a vedere se effettivamente sarà così - conclude il rappresentante della Filca -, oppure se questo è solo un tentativo per procrastinare ulteriormente un contesto di per già gravemente precario». •

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