Storia presente e lontana Un giorno della memoria su pandemia e alluvione

di D.BEN.

Riflettere sul presente e ricordare il passato, come monito per tutti e come occasione di condivisione dei momenti difficili. Sabato a Gianico succederà esattamente con la celebrazione di uno speciale giorno della memoria. La memoria di tutti coloro che sono morti a causa della pandemia ancora in corso, e che non è stato possibile salutare al momento del trapasso, e quella di ciò che avvenne esattamente sessant’anni fa, con la drammatica alluvione della Val Vedetta. ERA la mattina del 18 settembre del 1960 quando, dopo alcuni giorni di forti piogge, dalla montagna sovrastante Gianico si staccò una frana e una serie di lingue di fango invasero il centro storico provocando anche un morto. A seguito degli ingenti danni fu necessario demolire parte dell’abitato per poi ricostruirlo con gli adeguamenti necessari. Furono giorni terribili, bene impressi nella memoria di chi visse quel disastro e che ancora oggi sono mantenuti vivi dai gianichesi che al tempo erano ragazzi o adolescenti, e che hanno voluto tramandare un brandello di storia del paese. Il tutto è raccontato in un libro, «I giorni della memoria - Sessantesimo alluvione Val Vedetta», stampato dall’amministrazione comunale proprio per non dimenticare e che verrà presentato ufficialmente sabato. Il programma della serata? Alle 18 il campo sportivo dell’oratorio ospiterà una messa commemorativa preceduta dal ricordo di quell’episodio e con la partecipazione della banda. Poi i ragazzi dell’oratorio offriranno un ristoro «distanziato», e alle 20,15 toccherà alla vernice del libro, con la proiezione di una serie di slide sui «giorni del fango» e su quanto fatto per regimare la Val Vedetta ma anche il Re, i due torrenti che racchiudono Gianico a Nord e Sud, spiegando come dal 1960 a oggi il paese si sia trasformato a seguito di quel disastro.

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