Sul caso appalti archiviazione per il sindaco Lanzetti

Il sindaco  di Ceto, Marina Lanzetti
Il sindaco di Ceto, Marina Lanzetti
Il sindaco  di Ceto, Marina Lanzetti
Il sindaco di Ceto, Marina Lanzetti

Il reato che la procura le contestava dal 2017 era quello di rivelazione di segreto d’ufficio perché per gli inquirenti avrebbe agevolato alcuni imprenditori interessati a due appalti per lavori pubblici nel Comune di cui è alla guida. La stessa procura nelle scorse ore ha chiesto l’archiviazione per il sindaco di Ceto, Marina Lanzetti, che aveva sempre respinto le accuse. Nel registro degli indagati, accusati dello stesso reato erano finiti anche il suo vice Natale Gaudenzi e Germano Pezzoni, già segretario comunale a Ceto e responsabile unico del procedimento per i bandi finiti nel mirino della magistratura. Due gli appalti su cui nel 2017 si erano accesi i riflettori degli inquirenti: il primo relativo all’allargamento della sede stradale a Badetto e la riqualificazione di un’area nei pressi del campo sportivo. Due partite da quasi 700 mila euro (370 mila l’uno e 316 mila l’altro) che per gli inquirenti nel 2017 sarebbero stati assegnati dal Comune ad imprenditori amici avvertiti per tempo dell’apertura dei bandi così da poter finire nei primi posti della lista. Se per i tre amministratori pubblici la procura ha chiesto l’archiviazione (dopo che nei mesi scorsi la loro posizione era stata stralciata rispetto a quella degli altri indagati nella vicenda) non avendo trovato prove sui rapporti «privilegiati» tra dipendenti pubblici e ditte assegnatarie, diverso è il discorso per tre imprenditori finiti nel registro degli indagati. La procura ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per Alberto Avanzini, Cristian Giuseppe Donati e Albino Omodei. Turbativa d’asta, astensione dagli incanti e falsità materiale commessa dal privato i reati contestati a vario titolo ai tre imprenditori, uno dei quali davanti al pm avrebbe fatto diverse ammissioni raccontando di essere stato avvertito del bando da uno dei colleghi e di avere presentato la propria manifestazione di interesse prima di rinunciare lasciando il «posto» nella lista di assegnazione agli altri due imprenditori. A scoperchiare il vaso facendo partire l’indagine della Finanza sarebbe stato un altro imprenditore rimasto fuori dal presunto sistema di assegnazione degli appalti e che quindi aveva deciso di raccontare agli inquirenti quel che sarebbe successo in occasione dei due bandi da quasi 700 mila euro•. Pa.Ci.

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