Tariffe, Acque bresciane fa imbufalire gli utenti

di Luciano Ranzanici
Il contatore  della fotografia non conta da anni ma l’ex utente ha ricevuto comunque una bolletta. Pure «salata»
Il contatore della fotografia non conta da anni ma l’ex utente ha ricevuto comunque una bolletta. Pure «salata»
Il contatore  della fotografia non conta da anni ma l’ex utente ha ricevuto comunque una bolletta. Pure «salata»
Il contatore della fotografia non conta da anni ma l’ex utente ha ricevuto comunque una bolletta. Pure «salata»

Ricca da sempre di «oro blu» e proprio per questo autosufficiente, oltre che ampiamente sfruttata, la Valcamonica ha molte ragioni in più per unirsi al coro provinciale degli scontenti della gestione del ciclo idrico integrato da parte di «Acque bresciane». Un coro che vede unirsi gli utenti dei dieci Comuni della valle (su quaranta), Pisogne compreso, finiti per ora sotto il controllo gestionale della società a maggioranza pubblica alla quale la Provincia ha affidato il pacchetto. Sono infatti in tanti ad aver da poco ricevuto anche più fatture contenenti gli importi relativi al consumo dell’acqua, alla depurazione e alla fognatura. E come è già avvenuto in molte altre realtà non sono mancate le lamentele per i costi moltiplicati. Le famiglie che erano abituate a ricevere bollette annuali a cavallo dei 100 euro quando la gestione dell’acqua era in capo ai Comuni si sono trovate alle prese con cifre decisamente maggiorate. Ci sarebbero anche fatture arrivate a brevissima scadenza l’una dall’altra, con importi talvolta addirittura raddoppiati rispetto al passato. È pur vero che Acque bresciane in valle sta investendo molto nell’ambito della depurazione (l’ultimo in ordine di tempo è l’intervento di realizzazione del collettore fognario fra Sellero, Cedegolo e Berzo Demo per un investimento di quattro milioni e 200mila euro), ma l’entità delle bollette appare eccessiva rispetto alle prestazioni erogate. Dopo lo stupore e la rabbia, qualcuno ha anche ipotizzato di dare vita a una protesta clamorosa; per esempio restituendo le bollette o dando vita a una raccolta firme. Anche perché ci sono pure dei casi estremi, come quello di un utente che si è trasferito lontano dalla Valcamonica da tempo, e che nonostante ciò si è visto recapitare una fattura da 135 euro per un consumo stimato in 200 metri cubi d’acqua: in realtà il suo contatore a saracinesca chiusa (quello che vediamo nella foto a corredo del servizio) segna sempre 645 metri cubi, proprio come cinque anni fa. Prima del nuovo corso, lo stesso utente versava al Comune di riferimento una tariffa annua di 12 euro (2 al mese come quota fissa), e per ora all’ex residente non è stata fornita alcuna risposta. È di pochi giorni fa la presa di posizione di «Retealternativa Valle Camonica», che a proposito degli importi e dopo aver preso atto che lo scorso marzo la Provincia aveva deliberato un aumento del 15% sulle tariffe, scrive di un costo complessivo quasi raddoppiato e di un «servizio scadente come prima». Intanto restano sotto infrazione una ventina di Comuni che non hanno adeguato ai parametri europei i loro sistemi di depurazione, mentre la società Servizi idrici di Valle Camonica si ripropone nel ruolo di gestore unico del servizio idrico integrato.•.

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