Territorio, un team di custodi in prima linea

di Lino Febbrari
Il servizio si occupa anche della gestione del patrimonio boschivoL’istantanea di un cantiere fluviale in Valcamonica
Il servizio si occupa anche della gestione del patrimonio boschivoL’istantanea di un cantiere fluviale in Valcamonica
Il servizio si occupa anche della gestione del patrimonio boschivoL’istantanea di un cantiere fluviale in Valcamonica
Il servizio si occupa anche della gestione del patrimonio boschivoL’istantanea di un cantiere fluviale in Valcamonica

È un di team di tecnici esperti il cui compito primario è quello di salvaguardare l’ambiente cassando richieste che in molti casi lo devasterebbero. Un ruolo importante che viene spesso osteggiato non solo dai «cementificatori di professione», ma in certi casi anche dalle amministrazioni locali. PARLIAMO della squadra di professionisti (una quindicina di unità), coordinati dal responsabile del Servizio Foreste e bonifica montana Gian Battista Sangalli, che per conto della Comunità montana e del Parco dell’Adamello hanno la funzione di rilasciare pareri e autorizzazioni quando un ente o un privato decide di realizzare un’opera, piccola o grande, sul territorio della Valcamonica. Un lavoro impegnativo che si traduce ogni anno in centinaia di documenti (sono stati 743 nel 2019) tra autorizzazioni al taglio e alla trasformazione dei boschi e paesaggistiche, pareri su vincoli e interventi idrogeologici, interventi urgenti e e conferenze di servizi varie. «Il nostro è un compito davvero delicato, che passa spesso inosservato, ma che in realtà è fondamentale per la corretta gestione del territorio - dice Sangalli -. Innanzitutto sotto il profilo idrogeologico, che vuol dire effettuare sopralluoghi prima degli scavi e dei movimenti terra e verificare poi la corretta esecuzione dei medesimi. Questa è una funzione di prevenzione importantissima per scongiurare dissesti». «C’È POI la salvaguardia paesaggistica. Quindi, dare delle prescrizioni - aggiunge il funzionario - per quanto attiene la costruzione di edifici, la viabilità, o comunque qualsiasi manomissione del territorio, e tutto ciò comporta sicuramente problemi di rapporto con enti e popolazione. Il tutto però ha come risultato finale un grande beneficio per il nostro paesaggio, che costituisce la nostra principale risorsa, perché al paesaggio fanno poi riferimento tutte le attività, specialmente quelle turistiche». I tecnici da lei diretti, che ingiustamente sono considerati degli ottusi burocrati sempre pronti a dire di no, sono invece dei custodi del territorio? «In effetti sono custodi a volte un po’ scomodi - afferma Sangalli -, perché si va a discutere con le persone per cercar di far capire loro cosa è meglio e cosa è peggio per la corretta esecuzione dell’intervento. Noi cerchiamo sempre di usare estremo equilibrio e di collaborare, specialmente con le amministrazioni comunali e, soprattutto, di fare da tramite con al Sovrintendenza ai Beni ambientali. Perché - sottolinea -, tutte le autorizzazioni paesistiche e i pareri che rilasciamo sono comunque subordinati all’assenso dei funzionari di Brescia». «QUINDI - conclude Sangalli - assumiamo anche il ruolo di cuscinetto tra le esigenze del territorio e quello che invece è il volere dello Stato centrale». Per chiudere ricordiamo che oltre alle centinaia di verifiche e autorizzazioni, lo scorso anno ben 70 tra privati cittadini ed enti sono stati sanzionati (22 dal parco e 48 dalla Comunità montana) perché non hanno pienamente adempiuto alle prescrizioni rilasciate in fase di valutazione dei progetti. •

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