Truffa all’Ue con gli alpeggi L’ex sindaco di Cimbergo a processo con l’abbreviato

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Gli accertamenti erano stati  affidati ai carabinieri forestali di Breno
Gli accertamenti erano stati affidati ai carabinieri forestali di Breno
Gli accertamenti erano stati  affidati ai carabinieri forestali di Breno
Gli accertamenti erano stati affidati ai carabinieri forestali di Breno

L’inchiesta sugli alpeggi «fantasma» che ha coinvolto anche la Valcamonica ha chiuso l’udienza preliminare con il rinvio a giudizio di quattro persone. Altre tre andranno a processo con il rito abbreviato. Tra questi ultimi figurano anche l’ex sindaco di Cimbergo Gian Bettino Polonioli e Pier Danilo Ricaldi già assessore all’Agricoltura della stessa Giunta. Con loro ha ottenuto il processo con rito alternativo anche Matteo Barcella di Cologno Monzese. NELL’UDIENZA PRELIMINARE celebrata ieri al tribunale di Bergamo sono stati rinviati a giudizio Gianmario Bana, Jennifer Bana, Jessica Bana, tutti residenti a Premolo e Mirco Dagnoni di Vidigulfo. Tutti sono accusati a vario titolo di aver organizzato una truffa finalizzata ad ottenere dall’Ue titoli Pac e contributi comunitari. Secondo l’accusa il presunto raggiro prevedeva la cessione di alpeggi comunali nel territorio appunto di Cimbergo e Paspardo affittati ad aziende capaci di moltiplicare fittiziamente la superficie di pascolo. Le aziende agricole poi ottenevano generosi contributi comunitari previsti per chi, soprattutto giovani imprenditori utilizza territori marginali e difficili come quelli alpini per produrre alimenti di qualità, e ci riescono persino senza portare neppure un animale in montagna. Le imprese agricole erano dislocate nel Cremonese e nella Bergamasca, ma grazie a false attestazioni facevano risultare di avere in gestione pascoli arborati in Valcamonica. IN REALTÀ I LORO pascoli erano solo boscaglie inaccessibili come accertato dai carabinieri forestali di Breno. I problema dei limiti previsti per i contributi percepibili da ogni singola azienda, avevano spacchettato i titoli della Pac distribuendolo ad alcuni prestanome. Con questo sistema secondo le carte dell’inchiesta l’Unione Europea avrebbe erogato oltre 300 mila euro di contributi Pac non dovuti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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