Tutti i golosi sono in lutto La pasticceria «Pom» abbassa la saracinesca

di L.FEBB.
Roberto Giacomelli e Daniela Blam
Roberto Giacomelli e Daniela Blam
Roberto Giacomelli e Daniela Blam
Roberto Giacomelli e Daniela Blam

«Ho iniziato a 10 anni e a 66 è giusto che finisca; così avremo più tempo per le nipotine». Daniela Blam e Roberto Giacomelli, da tutti conosciuto col soprannome di Pom, moglie e marito edolesi, lei originaria di Sonico, lui di Pontedilegno, dopo una vita dedicata all’arte della pasticceria hanno deciso che è arrivato il momento della meritata pensione; di godersi l’affetto delle bambine della figlia. Così a Edolo, all’angolo tra via Porro e viale Derna, chiude i battenti la storica insegna «Pom», da quasi un trentennio il negozio preferito da residenti e turisti in fatto di torte, pasticcini, dolce e salato: prelibatezze che Roberto ha imparato a confezionare fin da bambino dai maestri pasticceri Camera di Brescia, i quali d’estate chiudevano le loro attività in città per raggiungere la località turistica montana e deliziare residenti e villeggianti. «Durante le vacanze estive e invernali si andava a imparare un mestiere - racconta Roberto -. Io a 10 anni sono andato nel bar Roma di Ponte a fare il “piccolo” in pasticceria: la mia storia professionale parte oltre cinquant’anni fa. A 14 anni, finita la scuola dell’obbligo, ho indossato il grembiule e me lo sono tolto in questi giorni». Roberto è arrivato a Edolo una prima volta negli anni ’70. Fu assunto dalla pasticceria Pollio di viale Derna che in quegli anni si contendeva i clienti con la «rivale» Sarotti di via Porro. «Per due anni ho affinato il mestiere, poi, nel 1978, sono tornato a Ponte e ho aperto una mia bottega. Ma dopo quasi un decennio ho finalmente capito che per mantenere una famiglia non potevi lavorare solo tre mesi all’anno, così sono sceso a Edolo, ed è stata la svolta». QUALCHE rimpianto ora che è arrivato il momento di staccare? «No, nessun rimpianto. Sono felice di come è andata e spero che la mia vita da pensionato sia lunga e felice». Un po’ dispiaciuto Roberto lo è quando pensa che professionalmente non lascerà eredi: «Mia figlia non ha nessuna intenzione di mandare avanti l’attività perché ha già da fare con le bambine. La ragazza che da quasi vent’anni collabora con me, bravissima, alla quale più che volentieri avrei ceduto tutto, non se la sente di impegnarsi».

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