Uccidono i caprioli a pallettoni tre cacciatori finiscono nei guai

di C.VEN.
I caprioli abbattuti dal terzetto nella bassa ValcamonicaLe armi usate illegalmente e sequestrate dagli agenti
I caprioli abbattuti dal terzetto nella bassa ValcamonicaLe armi usate illegalmente e sequestrate dagli agenti
I caprioli abbattuti dal terzetto nella bassa ValcamonicaLe armi usate illegalmente e sequestrate dagli agenti
I caprioli abbattuti dal terzetto nella bassa ValcamonicaLe armi usate illegalmente e sequestrate dagli agenti

Sono gli stessi agenti e ufficiali della polizia provinciale che li hanno sorpresi e denunciati a sottolineare che per i tre cacciatori finiti nei guai le battute al cinghiale erano il paravento per abbattere altre specie. Non sarebbe il primo caso, e questa volta è stato «certificato» da un’operazione che si è conclusa nel parcheggio del centro commerciale di Pisogne. Probabilmente quello era il punto di incontro e di separazione del gruppo, e qui il blitz è scattato domenica, a conclusione di accertamenti che il Distaccamento della Valcamonica del Nucleo ittico venatorio stava portando avanti da tempo. Dopo aver osservato a distanza le mosse del trio, gli agenti sono intervenuti a colpo sicuro. QUANDO li hanno bloccati nascondevano nel cassone coperto del pick up con cui erano appena tornati da una battuta illegale tre caprioli - due femmine e un maschio - appena uccisi al di fuori di ogni regola; a partire dal crudele utilizzo dei pallettoni (rigorosamente vietati per la caccia agli ungulati) al posto dei proiettili a palla per abbatterli. I protagonisti del saccheggio di un bene indisponibile sono un 37enne di Piancamuno, un 38enne e un 23enne di Pisogne, ovviamente denunciati e privati dei capi uccisi e delle armi utilizzate per farlo. Tecnicamente parlando ora potrebbero essere chiamati a risarcire la collettività versando tremila euro per ogni animale ucciso, più altri duemila a testa come sanzione per il reato penale commesso in concorso. Questa di cui riferiamo è stata la prima operazione portata a termine nel 2020 dagli agenti nel Nucleo ittico venatorio camuno, impegnati da tempo nell’azione di contrasto al bracconaggio degli ungulati; probabilmente la forma di illegalità venatoria più praticata sul territorio valligiano e che riguarda anche i comprensori alpini della bassa valle, il C4 e il C5. Nell’ambito dell’operazione non c’è stata solo la triplice denuncia: durante lo stesso servizio mirato gli agenti della provinciale hanno identificato complessivamente una quindicina di persone legate al mondo del bracconaggio. Ora le carcasse dei caprioli verranno messe all’asta dal comprensorio C5, mentre le armi e le munizioni dei cacciatori sono state sequestrate. •

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