L’alta Valcamonica fa parte delle zone d’ombra del Bresciano segnate dal bracconaggio. Da queste parti però, anche se l’uccellagione non manca, a catalizzare l’attenzione sono soprattutto gli ungulati, e lo dimostrano le due operazioni portate a termine nei giorni scorsi dagli agenti del distaccamento camuno della polizia provinciale, terminate con tre denunce e con sequestri di selvaggina appena abbattuta illegalmente e di armi altrettanto illegali. LA PRIMA USCITA ha avuto come teatro il territorio di Saviore dell’Adamello, e qui l’attenzione degli agenti è stata attirata dalla presenza di una grande muta di cani in movimento nella località Corno Alto. Ovviamente i segugi non erano in azione per niente, e allestendo due diversi punti di controllo stradale, i poliziotti hanno fermato alla fine della battuta un fuoristrada Nissan Terrano nella località Cimitero. A bordo un cacciatore appena sceso dalla zona della caccia in quota, e anche la carcassa di un capriolo già eviscerata che era appena stato ucciso utilizzando la vietata - in questo caso - munizione spezzata; i pallettoni, insomma. Il secondo intervento è stato portato a termine in seguito a un altro caso di bracconaggio compiuto invece sul territorio comunale di Edolo, all’interno dell’oasi di ripopolamento di Turicla nella quale la caccia è sempre vietata. QUESTA VOLTA gli agenti della provinciale hanno fermato nella località Baldoni, proprio all’interno dell’area protetta istituita in particolare proprio per tutelare gli ungulati, due persone che scendevano velocemente a valle a bordo di un piccolo fuoristrada. La velocità del ritorno era sicuramente dovuta alla necessità di togliersi velocemente di mezzo evitando possibilmente i controlli, perché a bordo del veicolo i due nascondevano un cervo ucciso, insieme alla carabina calibro 22 dotata di un cannocchiale per il tiro di precisione; un’arma il cui uso è vietato per scopi venatori, con la quale i bracconieri avevano appena ammazzato il cervo. • © RIPRODUZIONE RISERVATA