Al via il processo
Iushra, ma il
mistero resta

di Paolo Cittadini
Iushra Gazi è scomparsa nel nulla a 12 anni il 19 luglio del 2018
Iushra Gazi è scomparsa nel nulla a 12 anni il 19 luglio del 2018
Iushra Gazi è scomparsa nel nulla a 12 anni il 19 luglio del 2018
Iushra Gazi è scomparsa nel nulla a 12 anni il 19 luglio del 2018

Si apre questa mattina davanti al gup Luca Tringali l’udienza preliminare del procedimento penale per la scomparsa di Iushra Gazi, la bimba di origine bengalese autistica di 12 anni inghiottita dall’altipiano di Cariadeghe, a Serle, il 19 luglio di un anno fa. Davanti al giudice comparirà Roberta Gatti, l’operatrice della Fobap (Fondazione Bresciana Assistenza Psicodisabili) accusata di omicidio colposo. L’udienza con ogni probabilità sarà rinviata. Alla base di questa decisione ci sarebbero le trattative tra la Fobap, la cooperativa che da tempo seguiva la bambina, e i genitori di Iushra per individuare un risarcimento economico. L’INTESA al momento non c’è e sulle possibili cifre le bocche restano comprensibilmente cucite. Il rinvio servirà proprio per cercare un punto di incontro. Qualora venisse individuata la cifra soddisfacente la possibile costituzione di parte civile dei familiari della piccola svanita nel nulla mentre il 19 luglio del 2018 era in gita sull’altipiano di Cariadeghe con altri 14 disabili seguiti dalla fondazione Fobap. LA 42ENNE dipendente della fondazione nel luglio di un anno fa era la responsabile del progetto «Estate» della Fobap, una sorta di grest a cui partecipavo alcuni dei ragazzi seguiti dalla fondazione. Secondo quanto ricostruito attraverso il racconto di chi quel giorno era sull’altipiano, Iushra per due volte era riuscito a eludere la sorveglianza degli educatori mettendosi a correre. La prima volta era stata bloccata immediatamente, la seconda era invece riuscita ad allontanarsi. Roberta Ratti aveva cercato di inseguirla, ma non era riuscita a raggiungerla, quindi era tornata sui suoi passi e aveva dato l’allarme. Per gli inquirenti che ne hanno chiesto il rinvio a giudizio, Roberta Ratti: «Non avrebbe approntato un adeguato controllo, anche personale, della ragazzina, lasciandola libera di muoversi pur sapendo che la stessa a causa della patologia da cui era affetta avesse l’abitudine di allontanarsi e nascondersi dagli operatori come era già successo». •

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