Attorno alla ex cava si consuma una strage

Gavardo  L’ex cava di via Fornaci usata dai rospi per riprodursi
Gavardo L’ex cava di via Fornaci usata dai rospi per riprodursi
Gavardo  L’ex cava di via Fornaci usata dai rospi per riprodursi
Gavardo L’ex cava di via Fornaci usata dai rospi per riprodursi

L’appello è social ma anche fisico, grazie a una serie di cartelli affissi proprio in questi giorni: «Rallenta e salvami» è l’invito agli automobilisti in transito, e riguarda i rospi comuni alle prese con un pericolo mortale tra le località Fornaci e Marsina di Gavardo. Purtroppo anche quest’anno ne sono già morti a centinaia e l’asfalto è costellato di macchie e carcasse che testimoniano la mattanza. Scendono da un canalone del monte Tesio e attraversano via Fornaci per raggiungere il laghetto dall’altra parte della strada (una ex cava di argilla) per deporre le uova: molti vengono investiti, altri non riescono a raggiungere il sito riproduttivo perché una rete ne impedisce il passaggio. Fortunatamente il quartiere si mobilita. È Sofia Zanotti ad aver affisso i cartelli lungo la strada, e a lanciare un appello a chiunque voglia darsi da fare come volontario (info su Whatsapp al 324 8615602). «Vogliamo far sapere alle persone che, all’imbrunire, in via Fornaci è bene rallentare per salvare la vita a qualche rospo in più - racconta Sofia -: ci stiamo organizzando per formare delle squadre di volontari che la sera scendano in strada non solo per fermare le auto, ma anche per aiutare gli anfibi a raggiungere l’ex cava. Abbiamo chiesto il supporto della guardia ecologica della Comunità montana Claudia Mora, che ha fatto un sopralluogo e ipotizza la posa di una barriera per deviare il cammino degli animali, poi un sottopasso che superi la rete per farli arrivare all’acqua. Aspettiamo anche la visita di un erpetologo per definire al meglio la strategia da adottare». È stato contattato anche il sindaco Davide Comaglio, che ha confermato l’interesse dell’amministrazione comunale. In prima linea ci sono poi anche Alexia Achille e il papà Dante, quest’ultimo impegnato da più di 20 anni nel salvataggio notturno dei rospi. «Il passaggio a rischio è di un centinaio di metri - spiega Alexia - ed è il tratto in cui gli anfibi, nella fase di accoppiamento, scendono dalla montagna per raggiungere il laghetto. Con mio padre sono già intervenuta per salvare il possibile: armati di secchi e guanti li raccogliamo e li aiutiamo a scavalcare la rete. Ma ne abbiamo trovati tantissimi morti, a centinaia. In alcuni casi ci sono le femmine schiacciate e i maschi sopravvissuti (che durante l’accoppiamento stanno sul dorso della partner). Continueremo a intervenire, ma c’è bisogno di volontari». La chiamata alle armi verrà definita su Whatsapp. Al.Gat.

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