Potrebbe essere quella di domani, ancora in videoconferenza, la riunione decisiva per il futuro della depurazione del Garda: di fatto sarà l’ultima chiamata del tavolo tecnico convocato dal ministero; presumibilmente quella da cui potrebbe emergere la decisione definitiva sul progetto che a oggi prevede il famoso doppio impianto, a Gavardo e a Montichiari. Per questo non si è fatta attendere la levata di scudi del fronte ambientalista, che da sempre si oppone a questa soluzione, quando mancano poco più di 24 ore alla convocazione del tavolo: rispetto all’incontro del giugno scorso, infatti, stavolta nessun rappresentante di comitati o associazioni parteciperà alla riunione. «Ancora una volta i sindaci e le associazioni che davvero rappresentano il territorio sono stati scavalcati, senza alcuna spiegazione - fa sapere Imma Lascialfari di Ambiente futuro Lombardia -. Consideriamo il fatto di non essere stati invitati al tavolo conclusivo una mancanza di rispetto, e ci chiediamo anche se non ci sia stato dato un contentino per tenerci buoni, pensando che poi ci mettessimo in disparte, o se siamo stati solo presi in giro». NON SOLO: «Quello che ci dà ancora più fastidio - incalza Filippo Grumi del comitato Gaia - è che dopo aver trasmesso più di 270 pagine di documenti, tra sindaci e comitati, a oggi e dopo più di due settimane (dal 13 luglio scorso) nessuno degli enti coinvolti, e a tutti i livelli, ha pensato di rispondere alle legittime questioni tecniche che sono state sollevate. I cittadini dei territori coinvolti, quindi anche i gardesani, hanno il diritto di sapere quali sono i motivi che porterebbero all’approvazione di un progetto che già non andava bene prima, e va ancora meno bene dopo tutta la documentazione prodotta. Si sono nascosti dietro ai tecnici, ora si nascondono dietro a ignoti funzionari di altrettanto ignoti uffici. Oggi ancora di più, il vero scandalo è il silenzio di tutta la politica bresciana sulla vicenda, di tutti i partiti. Siamo rimasti da soli, noi e i sindaci, a contestare un progetto da 350 milioni». «A questo proposito - chiude Mariano Mazzacani del comitato Acqua pubblica - deve essere chiaro a tutti che non possiamo permetterci di non fare il miglior progetto possibile per il più importante bacino idrico d’Italia e forse d’Europa. Questo di certo non è il migliore, come ammesso sia dai tecnici sia dalla politica: abbiamo bisogno di una gara europea, in cui si valutino le migliori tecnologie, i minori costi a carico dei cittadini e il minore impatto ambientale. Speriamo che anche al ministero se ne rendano conto prima che sia troppo tardi». Intanto le lancette corrono: domani (forse) si decide davvero. •