Depurazione del Garda, esplode la rabbia

di Alessandro Gatta
Un rendering del depuratore pensato per Gavardo
Un rendering del depuratore pensato per Gavardo
Un rendering del depuratore pensato per Gavardo
Un rendering del depuratore pensato per Gavardo

Potrebbe essere quella di domani, ancora in videoconferenza, la riunione decisiva per il futuro della depurazione del Garda: di fatto sarà l’ultima chiamata del tavolo tecnico convocato dal ministero; presumibilmente quella da cui potrebbe emergere la decisione definitiva sul progetto che a oggi prevede il famoso doppio impianto, a Gavardo e a Montichiari. Per questo non si è fatta attendere la levata di scudi del fronte ambientalista, che da sempre si oppone a questa soluzione, quando mancano poco più di 24 ore alla convocazione del tavolo: rispetto all’incontro del giugno scorso, infatti, stavolta nessun rappresentante di comitati o associazioni parteciperà alla riunione. «Ancora una volta i sindaci e le associazioni che davvero rappresentano il territorio sono stati scavalcati, senza alcuna spiegazione - fa sapere Imma Lascialfari di Ambiente futuro Lombardia -. Consideriamo il fatto di non essere stati invitati al tavolo conclusivo una mancanza di rispetto, e ci chiediamo anche se non ci sia stato dato un contentino per tenerci buoni, pensando che poi ci mettessimo in disparte, o se siamo stati solo presi in giro». NON SOLO: «Quello che ci dà ancora più fastidio - incalza Filippo Grumi del comitato Gaia - è che dopo aver trasmesso più di 270 pagine di documenti, tra sindaci e comitati, a oggi e dopo più di due settimane (dal 13 luglio scorso) nessuno degli enti coinvolti, e a tutti i livelli, ha pensato di rispondere alle legittime questioni tecniche che sono state sollevate. I cittadini dei territori coinvolti, quindi anche i gardesani, hanno il diritto di sapere quali sono i motivi che porterebbero all’approvazione di un progetto che già non andava bene prima, e va ancora meno bene dopo tutta la documentazione prodotta. Si sono nascosti dietro ai tecnici, ora si nascondono dietro a ignoti funzionari di altrettanto ignoti uffici. Oggi ancora di più, il vero scandalo è il silenzio di tutta la politica bresciana sulla vicenda, di tutti i partiti. Siamo rimasti da soli, noi e i sindaci, a contestare un progetto da 350 milioni». «A questo proposito - chiude Mariano Mazzacani del comitato Acqua pubblica - deve essere chiaro a tutti che non possiamo permetterci di non fare il miglior progetto possibile per il più importante bacino idrico d’Italia e forse d’Europa. Questo di certo non è il migliore, come ammesso sia dai tecnici sia dalla politica: abbiamo bisogno di una gara europea, in cui si valutino le migliori tecnologie, i minori costi a carico dei cittadini e il minore impatto ambientale. Speriamo che anche al ministero se ne rendano conto prima che sia troppo tardi». Intanto le lancette corrono: domani (forse) si decide davvero. •

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