Dissesto post temporali Il sindaco punta l’indice sul cemento selvaggio

di AL.GAT.
Uno dei fossi a rischio del territorio gavardese dopo l’esondazione
Uno dei fossi a rischio del territorio gavardese dopo l’esondazione
Uno dei fossi a rischio del territorio gavardese dopo l’esondazione
Uno dei fossi a rischio del territorio gavardese dopo l’esondazione

La furia dei temporali della scorsa settimana non ha risparmiato Gavardo: la situazione più complicata si è registrata tra le vie Moneta e 11 Settembre, dove il canale di scolo delle acque meteoriche è tracimato, e l’acqua è arrivata a sfiorare le abitazioni a causa di una «diga» naturale che si è formata con le ramaglie del vicino bosco. È stato l’emblematico e più recente esempio di una condizione diffusa in vari punti del territorio comunale, e «è inutile dire - afferma il sindaco Davide Comaglio - che questo è un problema che a causa degli eventi meteorologici sempre più estremi sarà destinato ad aumentare. Purtroppo negli anni del boom edilizio - aggiunge il primo cittadino, che tra l’altro è architetto, dunque un po’ se ne intende - si sono persi tutti quei canali e quei rii che i contadini avevano realizzato per far confluire le acque meteoriche. Anche i nostri boschi sono sempre più abbandonati, col conseguente aumento delle ramaglie che le forti piogge portano a valle causando intasamenti. In tutti i paesi le strade sono diventati i veri canali di scolo, con le conseguenze che vediamo. Dobbiamo tutti capire la necessità di ridare valore al rispetto dell’ambiente». IL CENSIMENTO delle zone più a rischio di Gavardo in realtà è già stato fatto, con tanto di bozze per gli interventi da programmare, Ma mancano i fondi. «Siamo in cerca di finanziamenti - dice ancora Comaglio - che facciamo fatica a reperire, e sarà ancora più difficile quest’anno con gli oneri di urbanizzazione che si avvicineranno allo zero». Per alcune località, come Colombaro - al confine con San Quirico di Muscoline e Sovenigo di Puegnago - il progetto è già in fase avanzata, per altre invece sono pronti solo i primi studi di fattibilità. Le cause del dissesto sono più o meno sempre le stesse: un mix tra urbanizzazione selvaggia del passato, la conseguente impermeabilizzazione dei terreni e i boschi sempre meno curati. Senza dimenticare l’esistenza di case costruite sotto il livello dei corsi d’acqua, e che quindi finiscono per allagarsi a ogni temporale o quasi.

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