IN TRIBUNALE

Femminicidio di Agnosine, le figlie di Giusy: «Ogni giorno nostro padre insultava e minacciava la mamma»

di Paolo Cittadini e Natalia Danesi
Tanya, la maggiore: «Mi ha detto "L'ho uccisa, come ti ho promesso». E Sara: «In caserma quel giorno nessun pentimento»
Giuseppina Di Luca in un’immagine tratta da Instagram
Giuseppina Di Luca in un’immagine tratta da Instagram
Giuseppina Di Luca in un’immagine tratta da Instagram
Giuseppina Di Luca in un’immagine tratta da Instagram

Nuova udienza oggi, martedì 21 marzo, davanti alla corte d'assise di Brescia del processo per l'omicidio di Giuseppina Di Luca avvenuto ad Agnosine il 13 settembre 2021.

Mi ha svegliato mentre dormivo, puntandomi il dito

La 46enne fu uccisa dal marito Paolo Vecchia che la colpì con una decina di coltellate.

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Diversi i testimoni oggi in aula, tra cui le figlie, una delle quali - Tanya, 28 anni - ha deciso di deporre ma senza vedere il padre. «Quella mattina - ha riferito -  stavo dormendo a casa con mio papà, che chiamo così per essere più chiara. Mi ha svegliato mentre dormivo. La sera prima avevo visto mia mamma. Lui ha acceso la luce, non l'avevo visto sporco di sangue e puntandomi il dito mi ha detto "Ti ho ucciso tua madre come ti ho promesso"».

Le minacce erano ormai quotidiane

E ancora: «"L'ho copada, l'ho copada" (l'ho ammazzata, ndr) - ha aggiunto la giovane -. Mi ha posato i coltelli usati sul tavolo della cucina insieme alla tracolla di mia mamma. Poi è corso via dicendomi che voleva andare a costituirsi. L'ho visto in caserma subito dopo, lui non piangeva». Tania ha poi riferito che  «la frase "ta cope " verso mia mamma era quotidiana» e «si erano intensificate le minacce, anche nei miei confronti, nell'ultima settimana. Diceva fosse colpa mia se mamma se ne era andata».

Giusy e le figlie vivevano nella paura

«Vivevo con lui per controllarlo- ha raccontato Tanya - e più volte mi aveva detto che io e mia sorella saremmo rimaste senza genitori. Mi dava indicazioni su quali bollette avrei poi dovuto pagare, come usare la stufa. Avevo deciso di registrarlo il 9 settembre quando aveva minacciato anche me dicendomi: "Se tua mamma non torna vedi cosa succede anche a te" e avevo avvisato mia mamma dicendole: "Guarda che quello è pazzo, ti fa fuori veramente"».

Insultava mamma, e così faceva con noi

Anche Sara, la seconda figlia, non vuole vedere il padre. «Io e mamma vivevamo a Agnosine insieme dopo che mamma era andata via da casa. Stavo però vicino a lui, lo aiutavo. La situazione era pesante. chiamava me, ma per sapere dove era la mamma.

L'ho visto spesso ad Agnosine nel mese di agosto. Una volta, due settimane prima dell'omicidio, era sdraiato in auto come per non farsi vedere - ha raccontato la giovane -. Lui denigrava la mamma, anche con insulti, gli stessi che rivolgeva a noi. Ogni giorno era così, anche soprattutto per banalità. L'ho sentito minacciare la mamma, anche il giorno che se ne è andata. le aveva detto che se l'avesse vista con un'altra persona l'avrebbe uccisa. Lei, invece, non voleva che raccontassi ad altri del clima in casa. Aveva vergogna che si sapesse».

Nessun pentimento in caserma quella mattina

Il giorno dell'omicidio ero a casa con mamma, mi ero addormentata da poco. Ho visto l'orologio: erano le 8.15. Ho visto sul telefono le chiamate di mia sorella e dei vicini. Sono scesa e mi hanno detto che era stata ferita, la stavano rianimando. Non l'ho vista. Nostro padre ci ha detto che l'ha fatto perché doveva farlo e ci ha dato la la colpa. Non ha avuto nessun pentimento in caserma quella mattina. Quando gli ho detto che ci lasciava senza mamma e senza casa ci ha detto di arrangiarci e di andare a lavorare».

Sara ha raccontato di avere risentito il padre il Natale dopo l'omicidio: «Ero dalla nonna, ha chiamato dal carcere. Mi ha chiesto come stavo e si è messo a piangere. Non abbiamo parlato del delitto».

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