Girelli lancia l’appello: «Personale e risorse per la sanità periferica»

di Massimo Pasinetti
Gianantonio Girelli
Gianantonio Girelli
Gianantonio Girelli
Gianantonio Girelli

Gianantonio Girelli, originario di Barghe, è alla sua terza legislatura in Regione, dove attualmente presiede la Commissione d’inchiesta Covid-19. E tra le tante cose che gli stanno a cuore c’è la condizione della sanità valsabbina che, spiega, «come ogni sanità periferica lombarda, è abbandonata a se stessa dopo i drastici tagli che sono avvenuti in tempi recenti». A BREVE, ricorda Girelli, tra le altre cose scadrà la legge sulla sanità che era nata cinque anni fa in via sperimentale: «È questa l’occasione per una riforma a favore dei cittadini - sostiene il consigliere valsabbino -. Nel passato la Regione ha messo non poche risorse a disposizione per ristrutturare gli ospedali, ma s’è dimenticata della sanità periferica, che già soffriva». Il territorio valsabbino è parte dell’Asst del Garda cui fanno capo gli ospedali di Desenzano e Manerbio e i centri di riabilitazione di Leno e Lonato: «Ma Gavardo e Salò? L’ospedale di Gavardo negli ultimi anni ha avuto 30 milioni di euro per la struttura ma ha subìto il progressivo impoverimento del servizio: meno medici e meno personale sanitario in campo. A fronte di battaglie di principio spesso inutili, il presidio di Nozza e quello di Gargnano han perso prestazioni che, centralizzate, ora sono più lontane dalla gente». Chiudere l’ospedale di Salò, inoltre, «ha consegnato lungodegenza e riabilitazione alla sanità privata» in una realtà sociale con l’età media aumentata e croniche difficoltà di trasporto e spostamento. «A Gavardo inoltre servono forti investimenti in tecnologie per settori nevralgici come emodinamica e chirurgia oncologica - continua ancora Girelli - e un servizio dell’Asst che sia mobile, da usare a Gavardo o Desenzano a seconda dei bisogni». Servirebbero attrezzature ma anche personale sanitario per prestazioni di qualità, telemedicina e «specialità ambulatoriali che ieri c’erano e che sono state tolte». Progetti che ovviamente richiedono investimenti: «Visto che non ci sono cittadini di serie B e che in tempi di emergenza i soldi arrivano, basta utilizzare bene queste risorse». IN VALLE C’È poi una forte solidarietà da incanalare: «Serve una Fondazione che raccolga i soldi e li usi in base alle priorità. Le reti di imprenditori, amministratori locali e terzo settore, tra loro devono far sistema per farsi sentire. Non per chieder briciole ma per pretendere soluzioni attente al territorio, per il bene di tutti i cittadini». •

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