I cugini Salah e Imad Quel sogno spezzato di un avvenire migliore

di Massimo Pasinetti
Salah Natiq: aveva 22 anni ed esperienze in un’azienda artigiana del paeseImad Natiq: aveva 19 anni e a Nozza si era trasferito da Pertica Bassa
Salah Natiq: aveva 22 anni ed esperienze in un’azienda artigiana del paeseImad Natiq: aveva 19 anni e a Nozza si era trasferito da Pertica Bassa
Salah Natiq: aveva 22 anni ed esperienze in un’azienda artigiana del paeseImad Natiq: aveva 19 anni e a Nozza si era trasferito da Pertica Bassa
Salah Natiq: aveva 22 anni ed esperienze in un’azienda artigiana del paeseImad Natiq: aveva 19 anni e a Nozza si era trasferito da Pertica Bassa

Un legame di sangue li aveva uniti in vita, erano cugini, e un tragico destino se li è portati via insieme, in un attimo, il tempo di uno schianto che brutalmente ha posto fine alla loro esistenza nel fiore degli anni. Breve, dolorosamente troppo breve la vita concessa su questa terra ai due cugini Natiq, stesso cognome e destini intrecciati: Salah, di 22 anni, e il più giovane Imad, di 19, vivevano tutti e due a Nozza di Vestone ed erano di origine marocchina. Figli dell’immigrazione, erano accomunati dalle esperienze non facili di chi cresce in una famiglia di immigrati, le esistenze modeste ma ricche di speranza di chi ha lasciato il proprio Paese e si è trasferito in Italia per costruire un avvenire migliore, lavorando, integrandosi in un mondo nuovo, costruendo giorno per giorno un futuro. Per queste due famiglie, il futuro erano proprio loro: Salah e Imad, quei due ragazzi che avevano tutta una vita davanti, tanta strada da fare, grandi sogni da realizzare. Salah, il più grande dei due, di 22 anni compiuti, era un punto di riferimento per il cugino più piccolo, una guida. E proprio Salah sarebbe stato, al momento dell’incidente, alla guida della Volkswagen Polo, che aveva chiesto in prestito per il sabato sera ad un amico, anch’egli di origine marocchina, che vive a Casto e che è stato in pratica sfiorato dalla tragedia. A Nozza di Vestone, dove viveva con i genitori, Salah si era stabilito con la famiglia dopo essersi spostato di pochi chilometri, dalla vicina Barghe dove abitava prima. Con i genitori a Nozza viveva in un’abitazione lungo la strettoia subito dopo la rotonda per Casto, su quella strada fuori paese che poi si riallarga all’altezza della pasticceria. Della compagnia che insieme a lui era a bordo della Volkswagen lui era il più grande, ma in realtà in famiglia, lui che aveva due sorelle sposate e un fratello maggiore, era il «cucciolo» di casa, il più giovane. Bravo ragazzo, tra novembre e dicembre aveva lavorato in una azienda artigiana in località Merlaro a Nozza, dietro al grande stabilimento della Valsir. Era in attesa di una riconferma, nella speranza di poter essere richiamato al lavoro: la stabilità, la vita vera. Troppo tardi. Il cugino Imad invece, era un classe 2002 e non aveva compiuto 20 anni: stessa età degli gli altri due ragazzi 19enni che hanno perso la vita nel terribile schianto. Tra il 2019 ed il 2020 aveva vissuto in un’abitazione di Pertica Bassa, sempre con la famiglia. Ma riferiscono i conoscenti che era una casa non casa scomoda da abitare, non particolarmente accessibile, tanto da convincere infine mamma e papà, seguiti dal resto della famiglia, a cercare una diversa soluzione abitativa, meno isolata, più vicina ai parenti. Così tutta la famiglia, lui con mamma, papà e le sue due sorelle più piccole, si era spostata a Nozza di Vestone nella casa già occupata dai nonni materni, nei pressi dell’Elettrauto Mora. Ieri mattina, chi passava in auto o a piedi dalla strettoia di Nozza non poteva non notare la porta di casa lasciata completamente spalancata nonostante il freddo pungente, con un gran capannello di persone, amici e conoscenti in gran parte di origine marocchina, tutti fermi davanti all’ingresso, e anche un continuo via vai di persone, tutte venute a dare sostegno e conforto ai famigliari, distrutti dal dolore. Sapendo dell’incidente della sera prima e delle conseguenze che aveva causato, era inevitabile, in quel momento, avvertire come se avesse sostanza fisica quell’invisibile atmosfera di sofferenza e tragedia: un trauma che ha sconvolto per sempre le famiglie e gli amici dei due cugini Natiq, scomparsi insieme in un solo attimo di un sabato sera. Ne restano cuori straziati, una sofferenza che non passerà mai. •.

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