Inquinò la pozza dei rospi Processo con l’abbreviato

di PA.CI.
Un rospo nell’olio della Meder
Un rospo nell’olio della Meder
Un rospo nell’olio della Meder
Un rospo nell’olio della Meder

Nel marzo del 2018, per «vendicarsi» del Comune ente gestore del Monumento naturale che gli aveva negato una autorizzazione ambientale, avrebbe avvelenato la pozza Meder, sull’altopiano di Cariadeghe di Serle, rovesciando nella pozza d’abbeverata ripristinata dall’area protetta decine di chili di olio per autotrazione esausto mentre nell’acqua si stavano riproducendo migliaia di anfibi; soprattutto rospi comuni. Ieri mattina, davanti al gup Riccardo Moreschi, si è aperta l’udienza preliminare a carico del presunto responsabile, un 51enne serlese. IN QUESTA occasione La Lega per l’abolizione della caccia, affiancata da Legambiente Lombardia e dalla Guardia nazionale ambientale, ha chiesto di potersi costituire parte civile, ma il giudice ha rinviato la decisione al prossimo aprile, quando il procedimento potrebbe già concludersi, perché il 51enne ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato accedendo così in automatico a una riduzione della pena. Al taglialegna di Serle, i carabinieri forestali di Gavardo erano arrivati grazie alla testimonianza di un uomo che aveva raccontato di aver fornito al presunto avvelenatore le taniche usate per trasportare l’olio esausto poi scaricato in acqua. Dopo quel disastro, per molti giorni decine di volontari avevano lavorato attorno alla pozza per salvare gli anfibi dal veleno, e il Comune aveva realizzato rapidamente un nuovo, piccolo bacino artificiale alternativo per ospitare le uova degli animali rimaste senza nursery.

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